Giorgetti: "Stop agli algoritmi della Bce, l'imprenditore è fatto anche di cuore e anima"

Il ministro dell'Economia punta il dito contro gli istituti di credito che non prenderebbero troppo in considerazione l'imprenditore e "la dimensione che va oltre i freddi numeri nell'affidamento". Poi, le stoccate all'Ue

Giorgetti: "Stop agli algoritmi della Bce, l'imprenditore è fatto anche di cuore e anima"
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Alle porte di una stagione autunnale che porta dritti dritti verso l'importantissima legge di bilancio da varare entro la fine dell'anno, Giancarlo Giorgetti si presenta al Meeting di Rimini per fare il punto della situazione sull'economia italiana. Il ministro ha lanciato qualche frecciatina all'Europa che tiene troppo a freno i Paesi membri, bloccando qualsiasi tipo di politica di ampia visione. "Subentrano delle regole come il nuovo Patto di Stabilità che impongono valutazioni di breve e corto respiro", ha dichiarato in riferimento alle nuove norme che prevedono per i Paesi piani pluriennali per tenere sotto controllo i saldi di finanza pubblica.

Un altro passaggio sui lacci dell'Ue arriva quando l'ex titolare del dicastero dello Sviluppo economico ha parlato della estrema complicazione applicativa del piano Transizione 5.0, che sarebbe dovuta a suo dire proprio alla volontà di "estenderlo rispetto ai diktat di Bruxelles". Ma Giorgetti lancia anche una precisa stoccata anche nei confronti del ruolo degli istituti di credito: "La banca non può essere un algoritmo. Ha di fronte una persona fatta di cuore e anche di anima, che è l'imprenditore - sottolinea -. Se la banca non riesce a cogliere la dimensione che va oltre i freddi numeri nell'affidamento, si fa fatica ad alimentare questa scia di iniziativa intrapresa che poi si trasforma nell'impresa".

Anche perché, in tutto questo, le decisioni di investimento degli stranieri in questo Paese dipendono poi "dalla disponibilità di capitale umano: il nostro paese è terribilmente ricco di intelligenza e da questa risorsa dobbiamo partire per lo sviluppo". Poi, la battuta sul Pnrr: "Abbiamo miliardi per l'upskilling, il reskilling, il Piano nazionale di competenze e potrei riempirvi di titoli di piani e progetti che ricordano i piani quinquennali dell'Unione sovietica", aggiunge evidenziano come stesse scherzando. Certo, prosegue, resta da capire "se la formazione, la crescita di competenze, può essere spinta dallo Stato o tirata dalle imprese", si domanda. E la scelta del ministro è senza dubbio per la seconda opzione "rispetto ai piani calati dall'alto da qualche politico o burocrate", per una "questione di efficienza, sennò il rischio è spendere di più rispetto all’obiettivo cui miriamo".

Per via di tutti questi motivi Giorgetti, dal palco del Meeting di Comunione e Liberazione, riconosce apertamente le ragioni che spingono molti giovani a cercare fortuna all'estero: "Assistiamo alla fuga di cervelli e all'esportazione di tante competenze perché i giovani non hanno prospettive di carriera o perché il lavoro non è adeguatamente retribuito. Sono due tristi verità", aggiunge con un filo di amarezza l'esponente leghista del governo Meloni".

Tuttavia, il Ministro insiste fortemente nell'individuare nella ricchezza di intelligenza del Paese la chiave per invertire la rotta: "L'Italia è povera di tante altre cose, ma è tremendamente ricca di intelligenza e su questa risorsa va costruita una frontiera di sviluppo futuro", chiosa.

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