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"No a un centrino di risulta". I dem già affossano l’esperimento

Ruffini raduna i suoi a Milano, Gentiloni a Orvieto. I moderati si spaccano e Orlando li bombarda

"No a un centrino di risulta". I dem già affossano l’esperimento
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Il Centro, quello che guarda al Pd, si muove. Ma lo fa in ordine sparso. Il progetto è sempre quello di costruire una gamba «moderata» all'interno del multiforme universo progressista. Centristi, ma funzionali ai dem, insomma. Una galassia che è alla ricerca di un federatore. E i nomi circolati negli ultimi mesi sono sostanzialmente due: Paolo Gentiloni ed Ernesto Maria Ruffini. Due ex. Il primo reduce dall'esperienza di commissario Ue, il secondo dimessosi da direttore dell'Agenzia delle Entrate ormai tre settimane fa. Ebbene, i due hanno deciso di muoversi come due rette parallele che non si incontrano mai. L'appuntamento è per lo stesso giorno, ma a quasi cinquecento chilometri di distanza. E così il cattolico Ruffini, si farà vedere a Milano il 18 gennaio, al convegno «creare legami, guarire la democrazia». L'iniziativa è organizzata dal senatore dem Graziano Delrio, che alcuni boatos, nelle scorse settimane, davano in partenza dal Nazareno con l'obiettivo di creare una formazione centrista. Una sorta di «Margherita 2.0.» per coprire l'area più moderata della sinistra. Con Delrio e Ruffini ci saranno altri nomi dell'area ex Dc, come Pierluigi Castagnetti, Silvia Costa, Stefano Lepri. Tutti si ritroveranno nel capoluogo lombardo sotto la sigla «Comunità Democratica». L'obiettivo dei promotori? Guardare all'area moderata che è più vicina al centrosinistra. Sia dentro sia fuori il Pd.

Stesso giorno, ma a Orvieto, sarà la volta di Gentiloni, considerato dai bookmakers anche come un possibile «nuovo Prodi» per federare l'intera area del centrosinistra. A fare da anfitrione, stavolta, è l'associazione Libertà Eguale dell'ex deputato del Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti. Presente l'ex parlamentare e tra i primi ideologi del Pd, Michele Salvati. Gentiloni sarà intervistato da Giorgio Tonini, ex parlamentare prima ulivista e poi dei dem. Ruffini e Gentiloni, dunque, si guarderanno da lontano. Il primo chez Delrio, il secondo ospitato da Ceccanti. Dimostrazione plastica di quanto il centro che guarda al Pd sia già diviso, anche fisicamente, ancora prima di cominciare un'avventura dai contorni sempre più fumosi.

Su questo, è in tema la zampata piazzata dall'ex ministro Andrea Orlando, neo consigliere regionale in Liguria, anima della sinistra dem. «Il Centro viene usato con accezioni molto diverse - spiega Orlando all'edizione genovese di La Repubblica - ne sento parlare a proposito di interlocuzione con il mondo cattolico, ma poi se oggi guardiamo a Papa Bergoglio, mi sembra molto lontano dal concetto di moderatismo».

Dopo la citazione, Orlando assesta il colpo sulle ambizioni centriste: «Se si pensa di far nascere il Centro come un qualcosa di risulta che non sta né a destra né a sinistra, non si andrà lontano». La vittima è il Pd. Tra i pasticci del M5s e il Centro che stenta a decollare e a federarsi.

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