No alla fecondazione eterologa: adesso lo dice pure la Consulta

La Corte costituzionale rinvia gli atti ai tre tribunali che avevano sollevato la questione di costituzionalità e li invita a tenere conto della sentenza di Strasburgo

No alla fecondazione eterologa: adesso lo dice pure la Consulta

C'era grande attesa per la decisione della Corte costituzionale sulla legittimità del divieto per la fecondazione eterologa, previsto dalla legge 40. La questione di costituzionalità era stata sollevata da tre tribunali (Firenze, Catania e Milano). La Consulta ha decido di prendere tempo, restituendo gli atti ai tre tribunali affinché valutino la questione alla luce della sentenza, risalente allo scorso novembre (dunque successiva ai ricorsi) pronunciata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Di fatto, quindi, la Consulta non boccia la legge e stabilisce che gli Stati sono liberi di decidere come disciplinare, con legge, la materia in questione.

La sentenza della Camera Grande della Corte di Strasburgo il 3 novembre scorso aveva stabilito che vietare la fecondazione eterologa nei paesi comunitari è legittimo. La sentenza faceva riferimento al ricorso presentato da due coppie austriache sterili che si erano opposte al divieto, stabilito dalla legge austriaca, di ricorrere a tecniche di fecondazione eterologa. Secondo la Corte il divieto non viola "l’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione dei diritti dell’uomo".

In precedenza, nell'aprile 2010, la Corte aveva accolto la richiesta di due coppie per le quali l’unico modo per avere un figlio era il ricorso alla fecondazione eterologa in vitro. Ma subito dopo il governo austriaco, appoggiato da quello italiano e quello tedesco, aveva chiesto di far riesaminare il caso davanti alla Grande camera. A novembre la Corte haveva ribaltato il giudizio, sottolineando che ogni paese ha ampio margine di manovra su questa materia, e quindi la legge austriaca non lede di per sé i diritti delle due coppie.

"Decisione non del tutto negativa"

Maria Paola Costantini, uno dei legali delle coppie sterili i cui casi sono giunti oggi davanti alla Corte, è parzialmente soddisfatta: "La Corte costituzionale, in pratica, ha deciso di non decidere. Ma se avesse dichiarato costituzionalmente legittimo il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge italiana, nel nostro Paese questa pratica non sarebbe stata possibile per molti anni".

"La Consulta prende tempo"

"Quella della Corte è una decisione interlocutoria, coi cui la Consulta dà spazio ai giudici che poi torneranno di fronte alla Corte stessa". Lo afferma l’avvocato Marilisa D’Amico, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Milano e legale di alcune coppie. "Sono contenta - aggiunge - che la Corte non abbia chiuso la questione, ma l’abbia lasciata aperta e sono fiduciosa che la Corte tornerà ad affrontarla quando tra un anno, un anno e mezzo, i Tribunali gliela riproporranno".

Antinori: farò disobbedienza

"È una decisione da Ponzio Pilato, è una vergogna. Farò disobbedienza civile, entro un mese comincerò a Roma con la fecondazione eterologa". Reagisce in modo stizzito il professor Severino Antinori. "Farò di volta in volta richiesta al giudice del Tribunale. Alla fine dovranno creare un ufficio appositamente per queste questioni...", commenta Antinori, che annuncia anche di voler procedere "gratuitamente".

Roccella: la questione ora è chiusa

L'ex sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella (Pdl), sottolinea che la questione della legittimità del divieto di fecondazione eterologa "anche se non lo è formalmente, è nella sostanza chiusa". 

Il ministro della Salute Balduzzi

"Con riserva di leggere la motivazione - dice il ministro Renato Balduzzi - sembra che la Corte abbia valorizzato la

decisione della Grande Chambre, secondo cui è materia di legittima competenza nazionale, di conseguenza al giudice 'a quo', di valutare se e in quali termini riproporre la questione di legittimità costituzionale".

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