È la versione dell’ex 007, Marco Mancini. L'uomo che ha passato 30 anni al controspionaggio, altri sette come funzionario del Dis a coordinare le attività dei servizi segreti, per poi essere “spintaneamente” costretto alla pensione a causa di una foto. Quella che lo ritraeva insieme a Matteo Renzi, ad un autogrill, nel pieno della crisi del governo Conte II.
Altri tempi, altre storie. In quelle immagini, scattate - pare - da una ignara insegnante, Mancini e l’ex premier indossano ancora la mascherina protettiva anti-Covid. Sono i giorni di Natale del 2020. Nell’area di sosta di Fiano Romano si vedono il dirigente del Dis e il leader di Italia Viva: il primo in lizza per una nomina di peso nell’intelligence, il secondo al centro delle manovre politiche per portare Mario Draghi a Palazzo Chigi.
La donna che ha registrato le immagini sostiene di averlo fatto perché incuriosita dalla presenza di un uomo scortato che incontra un senatore in “un luogo così anomalo”. Avrebbe sentito Mancini dire soltanto “sono a disposizione. Sai dove trovarmi” per poi veder ripartire i due in direzioni opposte. Il video finisce dapprima sulla scrivania del Fatto Quotidiano, che non risponde. Poi nell’aprile del 2021 su quelle di Report. Ed è allora, a diversi mesi di distanza dall'incontro, che scoppia il bubbone: il giorno dopo la puntata, il capo del Dis Vecchione finisce in audizione segreta al Copasir, Draghi gli dà il benservito, nomina Elisabetta Belloni e pure Mancini viene costretto alla pensione.
Di domande su quell’incontro ne sono state fatte tante. E tante sono rimaste inevase. Chi ha realizzato quel video aveva un qualche legame con i servizi? E cosa si sono detti Mancini e Renzi? Intervistato a Quarta Repubblica, l'ex agente ha fornito alcuni elementi.
Prima risposta: in quell’incontro 007-senatore non vi era nulla di strano o segreto. “Avevamo un appuntamento al Senato. Non posso andare a trovare un parlamentare?”. La proposta di vedersi in Autogrill, assicura Mancini, sarebbe arrivata dallo stesso ex premier.
Seconda risposta: “Quel giorno è successa una cosa strana: la scorta non ha visto nessuna persona che potesse attentare alla sicurezza mia e di Renzi”. Cioè l’autore del video. Come è possibile?
Terzo punto: le indagini hanno escluso il legame della insegnante con i servizi, ma per Mancini occorrerebbe fare un controllo anche sul compagno di lei. “Ho la certezza - spiega l’ex spia - che questo accertamento non è stato fatto”. Mancini, tramite il legale, avrebbe invitato le autorità a chiedere a tutti gli appartenenti ai servizi se conoscono o meno il nome della signora o quello del compagno. Una procedura standard, assicura, che “è sempre stata fatta” tranne in questo caso. “La prova sono io, perché a me nessuno me l'ha chiesto”, ma “per arrivare alla verità bisogna fare quell'accertamento. Vedere se il compagno e lei erano conosciuti dai servizi segreti”.
Infine, occorrerebbe chiarire anche un altro aspetto. Mancini oggi è un uomo facilmente riconoscibile, ma ai tempi dello scandalo no, come ovvio che sia per un appartenente all'intelligence. Ad indicarlo a Report fu un uomo coperto da anonimato, ex dirigente di polizia ed anche lui membro dei servizi. Cosa c’è di male? “Ha declinato le mie generalità - lamenta Mancini - benché fossi in servizio e sotto scorta”. Non si fa, è il ragionamento. “Se io e lei domani mattina andiamo di fronte alla sede dell'Aise, dell'Aisi e del Dis, e lei mi chiede chi è questo o quell'agente, secondo lei le dico chi è e che compito ha? Ma stiamo impazzendo?”. Non solo. “Risulta che questa persona abbia telefonato ai giornalisti di Report una settimana prima che andasse in onda la trasmissione”.
Misteri, insomma. Tanti dettagli ancora da chiarire.
Ma la domanda che tutti si fanno è una sola: c’è stato un complotto per escluderlo dalla corsa ai vertici del Dis? Mancini non si sbilancia: “Io penso che se si fa questo accertamento (sul compagno della donna, ndr), verrà fuori la verità”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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