Luciano Violante ha rappresentato le più alte istituzioni italiane ed è un fine conoscitore del nostro sistema costituzionale. Presidente della Fondazione Leonardo, gioiello italiano nel settore della difesa, si dice che sia un prezioso consigliere di Giorgia Meloni. All’apparenza può sembrare strano ma sarebbe semplice “dialettica politica”: “Ciò che manca oggi è il dialogo e la mediazione”. Lui comunque smentisce.
Presidente Violante, si dice che sia il "compagno che sussurra" alla Meloni.
"Non sussurro nemmeno a mia moglie..." (ride).
C'è però un buon rapporto, questo si può dire?
"Sì. Ho avuto modo di apprezzarla quando è stata vicepresidente della Camera. Ad oggi è uno dei pochi dirigenti politici capaci che ci sono in Italia".
C’è un ampio disegno politico e culturale a cui sta dando forma?
"Penso che stia lavorando a un grande partito conservatore italiano. L’unico problema è che si chiamerebbe P.C.I."
Questo rafforza la vostra vicinanza…
"No. Non sarà mai il mio partito. Però spero che lo faccia perché spingerebbe anche la sinistra a fare un partito riformatore. Non riformista. I riformisti parlano di riforme, i riformatori invece le fanno."
Cosa dovrebbe fare per accreditarsi come leader europeo?
"Votare il Mes e liberarsi da alleanze scomode. Come quella con Orbán."
C’è però un consiglio che vorrebbe dare?
"Ribadendo che non do consigli ritengo importante che il presidente del Consiglio, chiunque esso sia, si tiri un po' fuori dai conflitti quotidiani e stia più in alto per guardare lontano e non perdere gli obiettivi di fondo."
Come giudica la polemica sulle nomine Rai?
“Strumentale. Lo hanno fatto tutti. Ciascuno mette in campo le forze di cui dispone, se ci sono. E poi si fanno i conti."
Il Pd, partito di cui è padre nobile, è un partito di potere?
"Lo è stato. Aver governato a lungo senza il consenso dei cittadini ha creato questa immagine."
Di potere si può morire?
"Ci si estingue più frequentemente per la perdita del potere."
La creazione di un fronte comune tra Pd, M5S e Verdi?
"Se è un patto di divisione di posti non c’è molta strada. Se è un progetto politico che riguarda la società italiana vediamo. Sulle grandi parole sono tutti d’accordo, è sulle azioni concrete che è necessario misurarsi."
Cosa dovrebbe fare la sinistra?
"Ripartire dalle ingiustizie sociali. A nostro tempo abbiamo condotto importanti battaglie ma lo abbiamo fatto perché c’era una speranza. Dopo la laurea ho avuto cinque offerte di lavoro. Adesso chi le ha? Capisco questo genere di preoccupazione. La fatica la si affronta se ha un senso. Perciò le classi politiche dirigenti devono dare speranza."
Un punto di forza e di debolezza della Meloni?
"Ha un obiettivo che va oltre la semplice guida del governo (fare un partito conservatore) ma deve liberarsi da alcuni strascichi identitari del passato che la condizionano. Più presenti nell’elettorato che nei gruppi dirigenti."
E di Elly Schlein?
"Ha portato una nuova ventata tra gli elettori ma non c'è ancora l’idea di costruire il partito nella società."
Il Pd come “partito radicale di massa”?
"Non so sinceramente dove sta andando il Pd. Vedo dichiarazioni, alcune condivisibili e altre meno; un partito va organizzato nella società prima che nelle istituzioni."
Quale idea si è fatto delle contestazioni al ministro Roccella?
"Un episodio grave. C’è stato un impedimento che è una cosa diversa dalla protesta. Se poi ti danno la possibilità di discutere, come ha fatto il ministro, non ti sottrai ma vai. Altrimenti resti chiuso nel tuo narcisismo".
Da magistrato e uomo delle istituzioni è a favore di una modifica dell’ergastolo ostativo?
"Bisogna sempre dare una possibilità alle persone. Dire assolutamente 'no' è sbagliato. Io penso che vada rivisto l’automatismo e valutare caso per caso. Bisogna liberarsi dalla passione di punire."
È favorevole ad una difesa comune europea?
"Si risparmierebbe molto e si avrebbe una sicurezza efficiente. Obbligherebbe ad avere una politica estera comune. Ma gli stati sono contrari."
C’è apertura da parte sua verso la volontà di attuare una modifica della forma di governo?
"Dipende. Deve restare l’attuale ruolo del Presidente della Repubblica. Il nostro sistema regge perché nei momenti di difficoltà c’è un arbitro. Questo consente di non avere scontri laceranti nella società, come accade ad esempio in Francia o negli Stati Uniti."
Com’è il potere?
"Indubbiamente conservatore".
Perché?
"Tende ad esplicarsi in eterno. Chi lo esercita non sa che a volte è meglio perderlo per poi riconquistarlo con maggiore legittimazione."
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