"Non ti devi permettere", "Hai la coda di paglia". Il litigio tra Bersani e Travaglio nel 2012

Il tema del Tav fece scontrare i due nel programma di Santoro: all'allora leader del Partito Democratico non andarono giù certe insinuazioni del giornalista su una cooperativa rossa

"Non ti devi permettere", "Hai la coda di paglia". Il litigio tra Bersani e Travaglio nel 2012
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Adesso il rapporto tra i due si è decisamente rasserenato ed entrambi non disconoscono una sorta di amicizia reciproca, ma dodici anni fa non era assolutamente così: Pier Luigi Bersani era un segretario nazionale del Partito democratico non visto benissimo dai militanti e rappresentanti del Movimento 5 Stelle, mentre Marco Travaglio era un vicedirettore de Il Fatto Quotidiano al quale i grillini si ispiravano nei mesi precedenti al loro ingresso per la prima volta in Parlamento. Ecco perché fece piuttosto clamore lo scontro televisivo che avvenne in diretta televisiva all'interno di un contesto che - sulla carta - non era previsto che fosse così avverso verso un esponente di centrosinistra in predicato di diventare (nelle sue intenzioni) presidente del Consiglio da lì a breve.

Il talk show in questione è "Servizio Pubblico". Siamo nel 1° marzo 2012 e, all'epoca, la trasmissione condotta da Michele Santoro non va ancora in onda su La7 (come poi invece sarebbe accaduto dall'autunno successivo), bensì su una multipiattaforma TV indipendente dai tradizionali poli televisivi. La puntata in questione si intitola - quasi provocatoriamente - "Un leader politico", quasi a mettere pressione a Bersani (ospite della serata) e a tirargli la volata verso le elezioni politiche del 2013 al termine del governo tecnico di Mario Monti. Ma per l'allora leader dei Pd tutto si rivelerà un incredibile boomerang. Insieme a lui, ci sono nello studio di Cinecittà a parlare del Tav il segretario della Fiom Landini, l'economista Irene Tinagli e il costituzionalista Michele Ainis. Ma non è con loro che il capo dei dem litigherà, bensì con Travaglio.

Il compare di Santoro, verso metà puntata, si accomoda in mezzo al palco su una sedia di legno per il suo classico editoriale e le bordate sono rivolte soprattutto alla classe dirigente della sinistra, rea a suo dire di avere sponsorizzato inutilmente l'opera della Torino-Lione. Il giornalista del Fatto arriva poi a un passaggio cruciale, che farà scatenare la tele-rissa: "Bersani dice che il Tav in fondo è solo un treno. No, non è solo un treno. È una linea ferroviaria che scava 57 chilometri nella montagna. Che, guarda caso, è appaltata a una cooperativa rossa, la CMC di Ravenna, molto nota soprattutto alle cronache giudiziarie per i suoi vecchi rapporti con Primo Greganti. Sono passati da falce e martello a calce e martello". Al termine del suo monologo, il candidato premier del centrosinistra chiede a Santoro di avere la parola per un diritto di replica.

"Travaglio per me può fare anche il piano generale dei trasporti, glielo posso affidare. Ma non può mettere in dubbio la mia onestà: non permetto che venga fatto - afferma in maniera perentoria -. Perché i monopolisti della morale a me non piacciono". L'interlocutore risponde: "E quando mai lo avrei fatto?". "Ha detto 'Bersani... la CMC...' oh: io parlo e dico le cose che penso. Esistono anche le persone per bene. Non deve mettere in discussione la mia onestà". Il botta e risposta s'infiamma. Travaglio chiede retoricamente: "È falso che ci lavora una cooperativa rossa?". E aggiunge: "Evidentemente ha la coda di paglia. Non ho mai messo in dubbio la sua moralità. Ha capito male. Omnia munda mundis, omnia sozza sozzis". Infine l'ultimo botta e risposta: "C'è un limite, attenzione", dice l'ex ministro. "Attenzione lei nel sentire - replica il vicedirettore del Fatto -.

Roba da matti: rispondo di quello che dico, non di quello che non dico". Insomma: se Bersani già pregustava la vittoria un anno dopo per salire a Palazzo Chigi, Santoro e Co. lo hanno affondato quella stessa sera.

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