Abuso d'ufficio, la lezione di Nordio alla sinistra manettara

Il ministro della Giustizia spiega il motivo dell'abrogazione del reato: "Ostruisce le indagini e fa disperdere le energie". La bordata all'Anm: "Interferenze, non è l'interlocutore del governo"

Abuso d'ufficio, la lezione di Nordio alla sinistra manettara
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Il primo tassello per la riforma della giustizia va nella direzione indicata nel programma del centrodestra, premiato dagli italiani in occasione delle elezioni del 25 settembre 2022. Le modifiche introdotte dal governo, in senso liberale e garantista, hanno alimentato il dibattito politico facendo scatenare la solita opposizione pregiudiziale della sinistra. Ma il ministro Carlo Nordio ha rivendicato i contenuti del disegno di legge, ribadendo i motivi che hanno portato l'esecutivo a intervenire in tal senso.

Lo stop all'abuso d'ufficio

Sono diversi i temi affrontati dal ddl, dalla stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni ai limiti all'appello dei pm passando per la custodia cautelare. Non solo: uno dei principali fulcri è l'addio all'abuso d'ufficio, ritenuto il responsabile della cosiddetta paura della firma che di fatto ha rallentato le procedure amministrative. Non a caso dagli amministratori locali è emersa una trasversale richiesta di intervento su questo fronte, che ha spaccato sia la magistratura sia il Partito democratico.

Nordio, parlando a Taormina nel corso di un incontro organizzato a Taobuk, ha definito l'abuso d'ufficio un reato "così evanescente che complica soltanto le cose senza aiutare minimamente". Non solo: a suo giudizio ostruisce le indagini "perché intasano le procure della Repubblica di fascicoli inutili disperdendo le energie verso reati che invece dovrebbero essere oggetto di maggiore attenzione". Non a caso nella relazione che accompagna il disegno di legge si parla di "anomalia" e si fa riferimento allo squilibrio tra iscrizioni della notizia di reato e decisioni di merito.

L'omaggio di Nordio a Berlusconi

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha dedicato la riforma della giustizia a Silvio Berlusconi, che da sempre aveva insistito sulla necessità di misure garantiste. Ma il fronte rosso, con il solito fango, ha accusato l'esecutivo di aver approfittato della morte del Cav per promuovere il ddl recante modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento giudiziario. Critiche che Nordio ha rispedito al mittente. "Come se 24 pagine su codici penali si potessero scrivere per celebrare la morte di un uomo. Che, tra l'altro, se n'è andato purtroppo improvvisamente", ha fatto notare.

Infatti il progetto sulla giustizia andava avanti da mesi e quella tra il via libera del Consiglio dei ministri e il decesso del Cav è stata una semplice coincidenza. "La polemica politica è arrivata al punto tale di bizzarria per cui si è perfino ipotizzato questa ipotesi stravagante", ha tuonato il Guardasigilli. Il governo non si è riunito in fretta e furia per cavalcare l'onda emotiva: il Cdm era in programma da tempo e, alla luce della morte di Berlusconi, è stato deciso di dedicargli il ddl.

La bordata all'Anm

Non si placa lo scontro tra Nordio e l'Associazione nazionale magistrati, andata all'attacco contro quella che reputa una riforma negativa. Particolari critiche sono arrivate da Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm, verso cui sono arrivate bordate nettissime da parte del ministro della Giustizia per l'offensiva ricevuta: "Tutte queste cose secondo me in corretto italiano significano interferenze, visto che tra l'altro il ddl doveva ancora essere approvato".

Il Guardasigilli non ha fatto mancare un'ulteriore punzecchiatura, facendo notare che le parole al veleno sono giunte dal presidente di un'associazione "che si pone come interlocutrice della politica del governo senza tener conto che l'interlocutore istituzionale del governo e della politica non è il sindacato ma il Csm".

Gli errori giudiziari

Nel suo intervento Nordio ha puntato l'attenzione anche sugli errori giudiziari "di persone che sono state in prigione per mesi o per anni poi sono stati assolti e nessuno ha detto niente". A tal proposito ha affermato che la magistratura "continua a essere autoreferenziale dicendo che questa è la loro indipendenza e la loro autonomia". Il ministro ha rimarcato che quando le indagini sono fatte male "compromettono la vita degli individui e addirittura qualcuno viene promosso o eletto in Parlamento dopo anni di lunghe indagini".

Infine Nordio si è rifiutato di pensare che un pubblico ministero, nel caso in cui non riuscisse a contestare un reato, si possa impegnare nel cercarne un altro.

La sua convinzione è che un pm debba concentrarsi esclusivamente guardando i fatti: "Se quel fatto si inserisce nella struttura tipicizzata del reato dell'abuso di ufficio, e oggi è abrogato, è inutile che lo inserisce nella struttura tipica del reato di corruzione, che è completamente diversa". In caso contrario a suo giudizio significherebbe che quel pm "non sta guardando al reato ma al reo, cioè alla persona che vuole colpire e che magari è un politico".

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