Unanimità al Cdm: via libera alla riforma Nordio sulla giustizia

Il Cdm ha dato l'ok al pacchetto garantista sulla giustizia. Dalla stretta sulle intercettazioni allo stop per l'abuso d'ufficio: ecco le novità

Unanimità al Cdm: via libera alla riforma Nordio sulla giustizia

Aumentare le garanzie per chi è indagato, evitando così la gogna mediatica che spesso subisce anche chi riceve una sola informazione di garanzia, e rafforzare la tutela del terzo estraneo al procedimento rispetto alla circolazione delle comunicazioni intercettate. Una riforma nel solco del garantismo, il miglior omaggio che si potesse fare a Silvio Berlusconi. Sono questi i principi cardine del pacchetto sulla giustizia partorito dal governo. In serata il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all'unanimità al disegno di legge recante modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento giudiziario.

L'omaggio a Berlusconi

Come riferito dall'Adnkronos, all'inizio del Cdm il presidente Giorgia Meloni ha voluto riservare un ricordo del Cav. In conferenza stampa il Guardasigilli Carlo Nordio l'ha definito un vero e proprio tributo a Berlusconi: "Il rammarico più grande è che non abbia potuto assistere al primo dei tanti passaggi che avremo per realizzare quella che chiamiamo una giustizia giusta".

Un omaggio all'ex leader di Forza Italia è arrivato anche da Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri: "Sarebbe soddisfatto se fosse qui ad ascoltare le parole del ministro Nordio per quanto riguarda le decisioni adottate dal Cdm in materia di diritto penale". Tajani nel vertice di governo ha voluto ricordare l'umanità del Cav, "che si è battuto sempre per gli ideali in cui credeva".

Le intercettazioni

La stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni riguarda quelle che non sono agli atti del processo, a tutela dunque dei terzi non coinvolti nelle indagini. La bozza prevede che il divieto cada solamente quando il contenuto intercettato è "riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento". Verrebbe inoltre escluso il rilascio della copia delle intercettazioni "di cui è vietata la pubblicazione quando la richiesta è presentata da un soggetto diverso dalle parti e dai loro difensori".

Tra le altre cose viene ampliato non solo l'obbligo di vigilanza del pubblico ministero sulle modalità di redazione dei verbali delle operazioni, ma anche il dovere del giudice di "stralciare" le intercettazioni includendovi - oltre ai già previsti dati personali sensibili - anche quelli relativi a soggetti diversi dalle parti (a meno che non risultino rilevanti ai fini delle indagini).

A tal proposito Nordio ha annotato che si interviene "sulla tutela della dignità e dell'onore delle persone che vengono coinvolte senza saperlo e senza essere interessate nelle intercettazioni telefoniche". Il ministro della Giustizia ha assicurato che non c'è "un bavaglio alla stampa" e ha denunciato che il sistema "ha raggiunto livelli quasi di imbarbarimento".

Addio all'abuso d'ufficio

L'abrogazione del reato di abuso d'ufficio è giustificata dai contenuti della relazione che accompagna la bozza in cui si parla di "anomalia". Il riferimento è allo squilibrio tra iscrizioni della notizia di reato e decisioni di merito. In questi anni il rischio di un'indagine ha alimentato all'interno della Pubblica amministrazione la burocrazia del non fare. Da qui la decisione di porre fine a un elemento che di fatto ha rallentato le procedure amministrative.

Nordio ha ricordato che in passato più volte è stato tentato di circoscrivere i limiti del reato senza però risolvere il problema alla radice: "Sono continuate iscrizioni nel registro degli indagati e informazioni di garanzia che costituivano il vero motivo della paura della firma per cui sindaci e amministratori non firmavano nulla. Questo è un grande danno economico che si riversa sui cittadini". E ha respinto al mittente le accuse arrivate: "Ho sentito parecchie inesattezze sul vuoto di tutela che si realizzerebbe, un vuoto che non c'è".

La custodia cautelare

Il disegno di legge introduce la competenza di un organo collegiale, formato da tre giudici, per l'adozione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Viene previsto che il giudice proceda all'interrogatorio dell'indagato prima di disporre la misura, tranne se ricorre il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove. Ovviamente si terrà conto anche del rischio di reiterazione di gravi delitti con uso di mezzi di violenza personale.

Viene introdotto così il principio del contradditorio preventivo "in tutti i casi in cui, nel corso delle indagini preliminari, non risulti necessario che il provvedimento cautelare sia adottato 'a sorpresa'". Si eviterà un "effetto dirompente" sulla vita delle persone di un intervento cautelare adottato senza possibilità di difesa preventiva. Va sottolineato pure che il giudice verrà messo nelle condizioni di poter avere "un'interlocuzione, e anche un contatto diretto, con l'indagato prima dell'adozione della misura".

I limiti all'appello dei pm

Il ddl ridisegna il potere d'impugnazione del pubblico ministero, escludendo che l'organo dell'accusa possa proporre appello rispetto a sentenze di proscioglimento relative a reati di "contenuta gravità". Invece continueranno a essere appellabili le decisioni di assoluzione per i reati più gravi, compresi tutti quelli contro la persona che determinano particolare allarme sociale (tra questi rientrano anche i reati cosiddetti da codice rosso).

Il traffico di influenze illecite

Importanti le modifiche sul traffico di influenze illecite: il reato viene meglio definito e tipizzato, limitato a "condotte particolarmente gravi". Sul fronte delle sanzioni si assiste a un aumento delle pene previste che vanno da un anno e 6 mesi a 4 anni e 6 mesi.

L'informazione di garanzia

Un ulteriore capitolo di rilievo è quello sull'informazione di garanzia: la bozza del ddl prevede che debba contenere una

descrizione sommaria del fatto su cui si indaga. La notifica dovrà avvenire rispettando le modalità per far sì che l'indagato venga tutelato da ogni conseguenza impropria, garantendo così la riservatezza del destinatario.

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