Le opposizioni divise anche sulla riforma Rai

Sono già 5 le proposte di legge di riforma Rai presentate dalle opposizioni: 2 dal Pd, 1 dal M5S, 1 da Avs e una dai renziani

Le opposizioni divise anche sulla riforma Rai
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Caos nel ‘fu’ campo largo anche sulla riforma Rai. Oggi anche Italia Viva ha presentato oggi la sua proposta di legge di cui non si conoscono ancora i dettagli ed è la n. 5 per le opposizioni. Il Pd, infatti, ne ha presentate già due molto simili tra loro che si pongono l’obiettivo di creare una fondazione ad hoc che gestisca la tivù pubblica, mentre il M5S propone di far nominare il presidente della tivù pubblica dal Capo dello Stato e Avs avanza l’ipotesi di abolire la commissione di vigilanza Rai.

Partiamo proprio da Avs, la cui proposta, che vede come primo firmatario il senatore Giuseppe De Cristofaro, è stata illustrata questa estate nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato sia Nicola Fratoianni sia Angelo Bonelli. I “rossoverdi” propongono appunto di sopprimere la commissione di Vigilanza Rai le cui funzioni sarebbero assorbite da un consiglio di garanzia, composto da 21 membri che resteranno in carica per tre anni e il cui mandato non è può essere rinnovato. La nomina di questi 21 membri sarebbe così ripartita: tre eletti dal Senato e tre dalla Camera, due eletti dalla Conferenza Stato-regioni, uno dall'Anci, uno dalle associazioni di artisti, uno dai produttori di contenuti, 5 eletti direttamente dagli abbonati, uno eletto dalle associazioni femminili, uno dalle associazioni del mondo dell'istruzione e della ricerca, uno dalle associazioni e ong impegnate nella lotta alle mafie, uno dalle associazioni e ong ambientaliste, e un membro eletto dalle associazioni e ong impegnate nella tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Questo consiglio di garanzia avrebbe il compito anche di nominare i membri del cda Rai dopo una selezione che avverrebbe mediante avviso pubblico. Il canone Rai, infine, sarebbe calcolato in base al criterio della progressività nell'imposizione fiscale generale. “Una Rai pubblica ma non statalista o assistita, pluralista ma non lottizzata, insediata nel mercato ma non commerciale è il sottotesto del disegno di legge”, si legge nella premessa che accompagna la proposta di legge del partito do Bonelli-Fratoianni.

Le proposte di legge del senatore del Pd Andrea Martella è molto simile a quella già presentata dal suo collega di partito, Antonio Nicita. Entrambi puntano a dar vita a una fondazione a cui viene affidata la proprietà della Rai e la scelta non solo delle strategie, ma anche la scelta dei vertici e che sarà garante dell’autonomia della tivù pubblica dal governo. La nomina o l’elezione dei 10 membri del consiglio d’amministrazione della fondazione è affidata a una serie di soggetti istituzionali quali: la commissione di vigilanza Rai, la Conferenza Stato-Regioni, la Conferenza dei rettori delle università italiane–CRUI e l’assemblea dei dipendenti della RAI. la principale differenza tra la proposta di Nicita e quella di Martella risiede nel fatto che nel primo caso è previsto che i membri del cda siano 10, mentre nel secondo caso tale numero sale a 11. I Cinquestelle, invece, come già anticipato, prevedono che la nomina del presidente della Rai spetti al Capo dello Stato“che – si legge nel testo - lo sceglie tra persone di riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti, che si siano distinte in attività relative all’informazione, alla cultura o all’intrattenimento”. L’amministratore delegato, invece, secondo questa proposta, verrebbe eletto dalla Commissione di vigilanza Rai tramite scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea tra una rosa di cinque nomi proposti dall’Agcom. Per evitare le “porte girevoli” i pentastellati prevedono che non possano far parte del cda coloro che, negli ultimi dieci anni, hanno ricoperto incarichi di governo nazionali, regionali o all’interno dei vertici nazionali dei partiti. La Rai, infine, dovrebbe essere finanziata annualmente di almeno tre miliardi di euro.

Anche il centrodestra ha presentato delle proposte di riforma.

Forza Italia, invece, punta sostanzialmente a ripristinare la riforma Gasparri che venne modificata da Renzi prevedendo la nomina dell’amministratore delegato da parte del governo, mentre la proposta della Lega mira all’abolizione totale del canone nel giro di cinque anni. Non si sa ancora se FdI presenterà una sua proposta oppure emenderà il testo che uscirà fuori dalla commissione o, infine, se si farà promotrice di un progetto di legge governativo.

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