Ora il Pd si accorge dei brogli e stoppa il tesseramento farsa

Congressi locali nel caos, la direzione del partito tenta di salvare la faccia ma fa irritare gli avversari di Renzi. Che ora se la prende con i capibastone

Ora il Pd si accorge dei brogli e stoppa il tesseramento farsa

Tessere o non tessere, questo è il problema. Da ieri non ci sono dubbi. Avrà ragione Oliviero Toscani che, per fotografare la situazione del Pd, ha espresso la sua scelta: «Fotograferò le chiappe di Renzi», ha detto.

Ma avrà ragione anche Matteo Renzi che, l'altra sera in tivù, ha spiegato: «Non è mica facile essere del Pd, ne abbiamo fatte di tutti i colori, agli iscritti bisognerebbe fargli un monumento».

E avrà ragione Massimo D'Alema che, censurando Renzi sul caso Cancellieri, come l'intero partito, ha chiarito: «Doveva dirlo prima che non era d'accordo». Poi s'è fatto pensoso: «Mah, non so se sarà in grado di fare il segretario... C'è un gigantesco equivoco: come se noi stessimo facendo le primarie per il candidato alle elezioni politiche. Ma non ci sono le elezioni, deve farsene una ragione. Quindi non so che cosa possa farci vincere Renzi, perché mettersi sul trampolino quando la piscina è vuota è attività estremamente rischiosa». E sul tesseramento, «attacco politico con menzogne», non ha potuto non rilevare come le regole «assurde ci sono state imposte dagli stessi giornali che ora ci accusano».

Così dando ragione persino a Pier Luigi Bersani, quando ricorda che «il partito di Repubblica determina la segreteria del Pd, ma non in modo esclusivo». Meno male. Sul tesseramento, l'ex leader ritiene che «non bisogna esagerare, però questi fatti lasciano intendere che s'è fatto un passo in direzione di un partito né liquido né solido... Un partito che perde, diciamo, consistenza». Sì, diciamolo.

E avrà ragione Gianni Cuperlo che, a cadavere caldo e pistola fumante, dichiara: «Ho rispetto profondo per gli iscritti al mio partito, sono un tesoro di impegno e umanità, un tesoro di persone perbene». Buona la prima.

Ma non ha torto Gianni Pittella quando, adattandosi allo stop del tesseramento da lunedì per bloccare lo «tsunami mediatico», osserva che «è stucchevole e incoerente da parte di Cuperlo fare l'anima bella e la parte di colui che si sveglia una mattina dopo che anche i suoi sostenitori avevano fatto manbassa... E non m'è piaciuto il doppiogiochista Civati che ieri ha dato il suo ok e oggi è uscito sulla stampa come contrario. Non si prendono in giro gli iscritti». Quali, quelli veri o quelli falsi?

E come non stare con Pippo Civati, quando segnala che «ci sono posti dove ci sono più iscritti che elettori, un'avanzata che neppure il Pci negli anni Settanta... Voglio dirlo a Renzi, che non ne voleva parlare: per occuparci di disoccupati e altre questioni importanti serve un partito di persone perbene e non masnade di cialtroni». Questo, poco prima di rispondere ai giornalisti: «Se Renzi mi chiedesse di fare il suo vice prenderei in considerazione la proposta».

E non si può neppure sottovalutare quanto dichiara Beppe Fioroni, a proposito dei «capibastone» sui quali Renzi scarica tutte le responsabilità: «Gente del Pd, carne della sua carne». Ma hanno ragione di litigare pure i capi dei comitati Renzi e Cuperlo, Mecacci e Funiciello, perché così «avveleni il clima», «no l'avveleni tu». E la commissione Congresso nazionale che, in una notturna e dolorosa riunione, ha decretato la mappa delle situazioni spinose: Rovigo, Asti, Frosinone, Grosseto, Caserta, Cosenza e Catania, Lecce, Siracusa e Piacenza, Treviso, Grosseto, Trapani e Avellino. Proprio mentre si autosospendeva il senatore Stefano Esposito per quanto accaduto a Torino.

Intanto lo stop al tesseramento ha riscosso il 93 per cento di sì in Direzione: si votava con il «silenzio assenso». Contrario Antonello Giacomelli: «Si dà un'immagine grottesca al partito». No, non ha ragione, Giacomelli. Si può fare di più. Sciogliere la compagnia.

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