Omonimo della famiglia di imprenditori piemontesi che ha ideato la Nutella e comunista nell'animo. Paolo Ferrero è stato un esponente politico che ha fatto parlare molto di sè, soprattutto nei primi anni Duemila. Al governo con Romano Prodi, come ministro delle Politiche Sociali, Ferrero non ha più visto nemmeno con il binocolo i "palazzi" della politica negli ultimi quindici anni, nonostante si sia candidato più volte per rientrare in Parlamento: niente da fare. Tra piazze, libri e qualche ospitata televisiva, l'ex operaio della Fiat iscritto a Democrazia Proletaria è decisamente rimasto sempre di più ai margini del dibattito pubblico. Vediamo qual è stato il suo percorso professionale.
Una vita in politica da (quasi) mai eletto
Nato a Pomaretto (nel Torinese) il 17 novembre 1960, Paolo Ferrero comincia a fondere la passione politica con l'impegno nella Chiesa Valdese, diventando anche segretario della Federazione Giovanile Evangelica Italiana (Fgei). Si diploma all'istituto tecnico industriale e diventa operaio allo stabilimento FIAT - MVP di Villar Perosa, dove costituisce il Collettivo Operaio d'Informazione Nel gennaio 1982 viene messo in cassa integrazione a zero ore col gruppo del collettivo poco prima che la fabbrica che viene chiusa definitivamente. Da qua si sviluppa sempre di più la sua militanza politica: viene candidato alle elezioni regionali in Piemonte del 1990 da Democrazia Proletaria come consigliere, ma ottiene solo 264 preferenze e non viene eletto. Con lo scioglimento di DP, entrerà in Rifondazione Comunista: qua sostiene la mozione del segretario Fausto Bertinotti e per undici anni fa parte della segreteria nazionale come responsabile dell'Area lavoro, economia e diritti sociali.
Per entrare nella "stanza dei bottoni" dovrà aspettare un bel po' di tempo; esattamente fino al 2006, quando entra nella Camera dei Deputati con Prc alle elezioni che porteranno all'esecutivo il centrosinistra. A maggio di quell'anno, con la formazione del secondo governo Prodi, viene nominato Ministro della Solidarietà sociale, con delega in materia di politiche sociali, politiche delle migrazioni, contrasto alle tossicodipendenze e Servizio civile nazionale. Non gradisce il doppio ruolo contemporaneo e quindi, a giugno, lascia la carica di deputato. Da ministro assumerà delle posizioni controverse: come quella di nomina la ex terrorista delle Brigate Rosse Susanna Ronconi a componente della Consulta Nazionale delle tossicodipendenze. Nel febbraio 2008 si dichiara poi nettamente contrario all'autoproclamazione d'indipendenza del Kosovo (unico ministro a farlo). Da lì a breve il Prodi 2 cadrà sfiduciato da Mastella e, alle successive elezioni, la lista formata apposta per l'occasione - la Sinistra Arcobaleno - non raggiungerà la soglia di sbarramento. È la fine dell'era "bertinottiana".
Gli ultimi tentativi di Paolo Ferrero
Paolo Ferrero prenderà il posto dell'ex presidente della Camera come segretario nazionale di Rifondazione Comunista, ma i flop elettorali si susseguono uno dietro l'altro: niente seggio alle Europee, niente posto da consigliere regionale in Campania, niente fascia tricolore in quel di Angrogna (Torino) e niente rielezione in Parlamento con Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia. Dopo nove anni di attacchi e di battaglie perse contro esponenti del centrodestra, abbandona la leadership di PRC e viene nominato vicepresidente del Partito della Sinistra Europea, dove rimane fino al 2022. Alle elezioni politiche del settembre di un anno fa, ci riprova nuovamente a rientrare a Montecitorio, ma Unione Popolare di Luigi De Magistris resta al palo.
Oggi, oltre a partecipare a qualche iniziativa sporadica del suo "nuovo" partito, collaborare come blogger per il sito del Fatto Quotidiano. L'ultimo suo intervento riguarda quello che sta capitando a Gaza; naturalmente con una visione anti-israeliana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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