C'è uno strano giro di papabili in conclave, gente di cui nessuno parla. Un pò come accadde a Wojtyla, più di trent'anni fa. Kiril Lakota per esempio. É arcivescovo di Lvov, un cardinale russo, somiglia uguale ad Anthony Quinn e ha un passato di prigioniero politico. Vent'anni nelle carceri sovietiche, ma ora che il muro non c'è più quello che fu il suo persecutore ha bisogno della sua mediazione per mettere un freno alle mire espansionistiche della Cina comunista di Peng. É un cardinale progressista, forse persino troppo. Dicono che se verrà eletto Papa donerà tutti i beni della Chiesa ai poveri. Una rivoluzione.
Anche il cardinale Andreani vive sulla stessa linea di frontiera. Predica una Chiesa povera per i poveri, appoggia un'Enciclica, la «Renovatio Ecclesiae» che vuole un profondo rinnovamento nel clero. É romano, ha i lineamenti affilati di Terence Stamp, e conosce i corridoi pontifici come nessuno. Ma dicono che gli ambienti più integralisti gliel'abbiano giurata. E sono pronti a tutto per impedirgli svolte pericolose.
E tra i due c'è un altro porporato romano che piace ai grandi elettori, sarà forse perchè a guardarlo bene ha la stessa faccia di Nino Manfredi, e che invece di eminenza si fa chiamare padre, Felicetto dei Caprettari: è anziano certo, e di salute un pò così, ma forse adesso c'è bisogno di un Papa di transizione, sempre che non sia vero quello che sussurrano, che sarebbe lo strumento dei più potenti cardinali del Conclave, Piazza Colonna e Canareggio.
Tre monsignori riuniti da un miracolo: diventeranno tutti Papa. Lakota con il nome di papa Cirillo I nel film «L'uomo venuto dal Kremlino» che nel 1968 anticipò di dieci anni l'elezione di un papa dell'Est. Andreani sarà papa Giovanni Clemente I in «Morte in Vaticano» dove sarà avvelenato dal suo ex allievo di teologia Don Martello. Papa Felicetto in «Signori e signore buonanotte», dopo aver finto di essere moribondo per farsi eleggere pontefice, farà decapitare i cardinali più pericolosi: Piazza-Colonna (Mario Scaccia) e Canareggio (Sergio Graziani).
I papi eletti dal cinema sono tutti tipi un pò fuori, un pò, come dire, extra omnes. E tutti condannati alla via crucis: Papa Geronimo I (Laurent Spielvogel) viene rapito da un gruppo di demoni nell'horror francese «Bloody Mallory», Papa Davide (Robbie Coltraine) si dimette dal soglio per farsi una famiglia nella commedia comica inglese «Mio papà è il Papa», Clemente XIV (Tom Conti) in «Oddio ci siamo persi il Papa» fugge dal Vaticano per aiutare le popolazione di un paesino terremotato travestito da sacerdote qualsiasi.
Ma sulle infinite vie del Signore molti giganti della finzione sono diventati papi veri: Ugo Tognazzi (Onorio I in «Dagobert»), Paolo Stoppa (Pio VII nel «Marchese del Grillo»), Gino Cervi (Benedetto XIV in «Il cardinale Lambertini»), Alec Guinness (Innocenzo III in «Fratello Sole, Sorella Luna»). Papa Roncalli poi ha avuto tre facce, quella di Rod Steiger, Edward Asner e Bob Hoskins, mentre Philippe Leroy, quando si dice la vocazione, ha dato la sua a due pontefici uno vero, Leone XIII in «Don Gnocchi», e uno finto, al papa e basta in «Qua la mano». Poi è toccato a Wojtyla: Piotr Adamczyk, «Karol, un uomo diventato Papa» e «Karol, il Papa rimasto uomo», ma già 25 anni fa un suo sosia perfetto Manfred Freyberger, lo interpretò nel «Il Pap'occhio» di Renzo Arbore, film che fu sequestrato per vilipendio della religione e «propaganda dell'ateismo».
C'è uno strano giro di papabili in conclave e non sempre fanno una bella fine. Giovanni Paolo I per esempio, che la finzione del «Padrino Parte III» vuole successore di Paolo VI, muore avvelenato in Vaticano.
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