Si è commosso guardando quella foto, un primo piano degli occhi di un bambino sbarcato alcuni giorni fa a Lampedusa. Occhi che raccontano il dramma dei migranti ma allo stesso tempo occhi che raccontano le speranze di chi cerca un futuro in Europa. Sul volo papale che lo ha portato a Marsiglia Papa Francesco si è fermato a parlare con i giornalisti, tra un saluto e un selfie gli viene mostrato quello scatto: Francesco rimane in silenzio, ascolta e commenta: «Li tengono nei lager libici e poi li buttano in mare, spero in questo viaggio di avere il coraggio di dire tutto ciò che voglio dire». E il coraggio a quanto pare non è mancato al Pontefice che ha raggiunto la città portuale nel sud della Francia per parlare principalmente di accoglienza e flussi migratori a chiusura dell’evento «Incontri del Mediterraneo».
Nel suo discorso pronunciato ieri sera davanti al memoriale dei marinai e migranti scomparsi in mare Bergoglio non ha usato mezzi termini e ha parlato di «gesti di odio contro il fratello, gesti travestiti di equilibrio» quando viene impedito alle navi delle ONG di salvare i migranti. «Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio», ha tuonato il Papa puntando il dito contro i trafficanti, «uomini e donne imprigionati e torturati in modo atroce, non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà». Francesco, che oggi incontrerà per un colloquio il presidente francese Emmanuel Macron, durante la sua visita alla basilica Notre Dame de la Garde, raccogliendosi in preghiera con altri leader religiosi ha invitato i presenti anche al silenzio per rivolgere un pensiero a chi è morto in mare cercando una nuova vita per se stesso o per i propri figli.
«Non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre», ha aggiunto il Papa nel suo discorso, «no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti. Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità: silenzio, pianto, compassione e preghiera. Lasciamoci toccare dalle loro tragedie». A far eco alle parole del Pontefice anche quelle del cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia che ha parlato di «crimine» denunciando pubblicamente le attività dei trafficanti «disonesti» che derubano i migranti dei loro beni «condannandoli a morte facendoli salire su vecchie e pericolose imbarcazioni».
E nel giorno in cui dopo Parigi anche Berlino dice stop all’accoglienza dall’Italia interviene il vicepresidente della CEI, monsignor Gianpiero Palmieri che commenta: «Le frontiere chiuse non servono, le frontiere regolate, i corridoi umanitari, le accoglienze equilibrate queste sì. Ma per quello che riguarda le frontiere chiuse, le paure di invasione, queste sono dinamiche che non hanno alcun senso»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.