Sul Patto stabilità Meloni: "Non svenderò l'Italia come altri". E pecisa: "Ce l’ho con il Pd e non con Draghi"

Decisa nel suo intervento e senza tentennamenti, Giorgia Meloni ha chiarito la posizione Italia sul Patto di Stabilità alla Camera prima del Consiglio d'Europa

Sul Patto stabilità Meloni: "Non svenderò l'Italia come altri". E pecisa: "Ce l’ho con il Pd e non con Draghi"
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"Preferisco essere accusata di isolamento piuttosto che di aver svenduto l'Italia, come è capitato ad altri", ha detto Giorgia Meloni durante le repliche alla Camera in vista del Consiglio europeo. Il premier è ferma sulla sua posizione in merito al Patto di Stabilità e lo ha ribadito con forza e con fermezza nel suo intervento alla Camera, spiegando senza preconcetti e pregiudizi quella che è la posizione del governo in merito al dibattito: "Riteniamo che con la posizione italiana si stia difendendo il futuro dell'Europa. Faremo modo di ottenere la migliore soluzione possibile". Quindi, ha sottolineato che non darà il suo assenso "a un Patto di Stabilità che nessun governo, non solo il nostro, può rispettare".

E non è mancata da parte del presidente del Consiglio una replica diretta a Elly Schlein, che intervenendo in Aula aveva sostenuto il via libera al Mes dato da Giuseppe Conte "un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti", senza "mandato parlamentare, senza dirlo agli italiani, con il favore delle tenebre". La questione Mes, ha spiegato il presidente del Consiglio, "va affrontata avendo chiaro l'intero quadro d'insieme, continuo a ritenere che il mandato ricevuto dal Parlamento a non aprire la questione prima della definizione delle regole della governance sia l'approccio corretto". Tuttavia, ha aggiunto il premier, "intendo seguire la volontà del Parlamento e se lo avessero fatto anche i nostri predecessori noi non ci troveremmo in questa situazione".

Ma Meloni ha punto il Movimento 5 stelle di Conte anche sui sussidi a pioggia che sono stati elargiti sono la loro amministrazione e che oggi concorrono alla scarsità di fondi per la manovra. "Il superbonus è stato il più grande regalo mai fatto dallo Stato italiano a truffatori e a bande criminali, lasciando invece gli italiani in un mare di guai. Spero che prima o poi venga fatta luce", ha detto il premier parlando di "superbuffi". E proprio in relazione al superbonus , il presidente del Consiglio ha ricordato come "più del 30% delle decine di miliardi di euro spesi per il superbonus sono finiti a banche e intermediari finanziari, che anche per questo hanno realizzato profitti record". Ma ha messo l'accento anche sulle frodi, "risorse tolte a sanità, trasporti, famiglie e tutto quello che poteva essere più utile".

Nel suo intervento, Meloni ha messo in evidenza anche l'ipocrisia del Partito democratico: "Mi ha molto colpito che si sia fatto riferimento al grande gesto da statista del mio predecessore Mario Draghi e la foto in treno verso Kiev con Macron e Scholz. Per alcuni la politica estera è stata farsi foto con Francia e Germania quando non si portava a casa niente". Quindi, ha aggiunto: "L'Europa non è a tre ma a 27, bisogna parlare con tutti: io parlo con la Germania, la Francia e pure con l'Ungheria, questo è fare bene il mio mestiere".

Poco dopo, a margine, ha spiegato con fermezza che il suo non era affatto un attacco suo predecessore, ma al Pd "che come al solito pensa che tutto il lavoro che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto si riassuma nella fotografia con Francia e Germania. Non è la foto con Macron e Scholz che determina il lavoro di Draghi. Lui non c'entra niente".

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