Pd in stato confusionale Boeri si candida alle primarie contro Bersani e Renzi

L'assessore alla Cultura del comune di Milano si butta nella mischia e si candida alle primarie. Come se nel Pd non ci fosse già confusione...

Pd in stato confusionale Boeri si candida alle primarie contro Bersani e Renzi

Stefano Boeri, l’assessore alla Cultura del comune di Milano, soprannominato "mister preferenze" per le migliaia ricevute nell’ultime elezioni amministrative, punta in alto.

Dopo aver cercato di sgambettare Giuliano Pisapia nella corsa a Palazzo Marino, ora ci prova con Renzi e Bersani. Già, perché lo ha detto: “Mi candido alle primarie nazionali del Pd”. Forse Boeri si sente incompreso da un sindaco con cui ha avuto non poche divergenze.

Fino alla revoca della delega all’Expo che Boeri aveva ottenuto poco dopo essere entrato in giunta. L'architetto non ha paura e, come spesso si fa nel Pd, mette in conto già la sconfitta. Anzi afferma che il saper perdere è la sua forza. “Io le primarie le so perdere. Altrimenti non avrei accettato di fare l’assessore. E’ un vantaggio competitivo a cui tengo moltissimo”, afferma in un’intervista a Repubblica.

E dopo la candidatura ufficiale, è già cominciata per l’”Archistar“ la campagna elettorale dentro il partito. Prima regola mirare al bersaglio. Dritto, puntando su Pierluigi Bersani e Matteo Renzi. “Nessuno dei due rappresenta il mondo dinamico e produttivo che si muove, insomma quelli che sostengono l’export e fanno crescere il Pil”.

Poi Boeri affonda: “Sarebbe un peccato che le primarie si riducessero ad un duello fra Bersani e Renzi. Bisogna trovare un’altra strada”.

E questo nuovo percorso per Boeri si chiama Boeri. E l’assessore ha anche le idee chiare sul suo profilo da leader del Pd. Non teme chi è vincente. Lui dopo le primarie milanesi certamente non lo è. E allora ricorre al rapporto col territorio come arma per fermare i big del partito.

“A vincere le primarie non è mai solo il candidato vincente, ma l'intelligenza collettiva delle migliaia di donne e uomini che - grazie a questa grande consultazione - si sentono rappresentati in una visione condivisa del loro e nostro futuro. Dunque, se dovessero esserci primarie aperte, io ci sono”.

Già, lui c’è. Quasi come se non ci fosse abbastanza bagarre nella griglia di partenza che porta alle primarie. Ma l’architetto da tempo progetta il suo status di leader. E dopo la prima curva vuole stare davanti a Bersani. Sta sempre lì nel suo assessorato a studiare la prossima mossa. Uno studio d’assessore, il suo, che molto probabilmente gli è andato stretto sin dal primo giorno del mandato Pisapia. Lui, Boeri, voleva fare il sindaco. Ma la collettività, l’”intelligenza collettiva” di Milano ha scelto Giuliano Pisapia.

Ora vuole vincere le primarie e annuncia: “Il mio partito non può restare schiacciato tra il conservatorismo di Bersani e il liberismo di Renzi. Un bravo architetto deve capire se le fondamenta sono solide per costruire.

Quelle del Pd, a giudicare dai tanti aspiranti leader che si bacchettano fra loro, sono spesso minacciate da scosse telluriche che non fanno stare tranquilli i piani alti. Boeri è una di queste. Da architetto a picconatore.

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