Perché i giudici non hanno mai ascoltato Ruby?

Com'è stato possibile che due anni di udienze si trascinassero senza che nessuno considerasse necessario ascoltare la versione di Ruby

La protesta di Ruby davanti al tribunale di Milano
La protesta di Ruby davanti al tribunale di Milano

Perché Kharima el Mahroug, ovvero Ruby Rubacuori, non è mai stata interrogata nel corso dei due processi che portano il suo nome? Come è stato possibile che due anni di udienze si trascinassero senza che nessuno, né l'accusa né la difesa, considerasse necessario per l'accertamento della verità ascoltare la versione della ragazza che del più grave dei reati contestati a Silvio Berlusconi è, secondo la Procura, la vittima? È questo l'interrogativo che finora è senza risposta, e che ha spinto Ruby a venire questa mattina davanti al tribunale per fornire ai media la sua versione, quella che finora non le è stato consentito di fornire in un'ala di tribunale.

Una possibilità che Ruby sia sentita in aula, a dire il vero, c'è ancora: nel cosiddetto processi Ruby due, l'unico che continua nonostante la tregua politica concessa a Berlusconi, il tribunale deve ancora decidere quali testi convocare di sua iniziativa per completare il quadro della vicenda. Ed è possibile, anzi probabile, che il giudice Annamaria Gatto, quando sarà il momento, decida di sentire Ruby. Ma finora resta la anomalia di una vittima la cui versione dei fatti non è stata raccontata in aula. La procura della repubblica, che inizialmente aveva inserito Kharima tra i testi a carico di Berlusconi, a metà processo l'ha cancellata dall'elenco. La spiegazione è che per la Procura la ragazza marocchina è un cosiddetto "teste ostile", che verrebbe in aula a testimoniare di non avere mai avuto rapporti intimi, nè gratis nè a pagamento, con Silvio Berlusconi. Versione falsa, sostengono i pm, fornita da Ruby in cambio del l'appoggio economico del Cavaliere. Ma gli stessi difensori di Berlusconi, a quel punto, hanno ritenuto di cancellare Ruby dall'elenco dei testi a difesa, accettando di fare entrare nel processo i verbali riempiti da Ruby durante le indagini preliminari, in cui la ragazza diceva tutto e il contrario di tutto, e di cui la difesa ritiene facile dimostrare la inconsistenza.

In questa battaglia tattica tra accusa e difesa, Ruby sostiene di essere rimasta in un certo modo stritolata, con dannai irreparabili alla sua immagine e alla sua vita presente e futura. Così oggi sceglie di dire la sua davanti alle telecamere impazzite. Legge, e rifiuta di rispondere alle domande. Sa di esporsi così al rischio di essere accusata di fornire una versione di comodo, perché scagiona il Cavaliere e accusa la procura di averla usata per imbastire un processo di cui, per ora, si considera l'unica vera vittima. Ma, nelle cinque pagine scritte e riscritte più volte, mette finalmente in pubblico la sua verità.

Le si può credere o non credere, ma è inevitabile farci i conti. Ed è oggettivamente surreale che questo avvenga sulle scale del palazzo di giustizia, in un parapiglia indescrivibile, e non in un'aula, sotto giuramento.

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