"Perché l'altro 25% non mi ama?". Così Berlusconi conquistò la fiducia degli italiani

Attentissimo osservatore, perfezionista, innovatore. "Aveva il costante bisogno di capire cosa accadesse nel mondo reale". I retroscena della sondaggista Ghisleri su Berlusconi

"Perché l'altro 25% non mi ama?". Così Berlusconi conquistò la fiducia degli italiani
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Attentissimo osservatore. Perfezionista: nulla lasciato al caso. Uomo di grande empatia e all'occorrenza fine stratega. Silvio Berlusconi è stato il self made man che più ha interpretato il sentire comune degli italiani. Sin dal giorno della sua discesa in campo e anzi, anche prima. Presidente di tutti, amato ma pure osteggiato, il Cavaliere è stato l'esatto contrario di quelli che lui - con una certa disistima - chiamava i "professionisti della politica". Gli habitué delle poltrone. A differenza di questi ultimi, infatti, Berlusconi "aveva il costante bisogno di capire cosa accadesse nel mondo reale". Al di fuori della bolla dei privilegi di palazzo. Così lo ricorda Alessandra Ghisleri, la sondaggista che più ha collaborato con l'ex presidente del Consiglio e che ha dunque saggiato le sue qualità in prima persona.

"Conosceva benissimo i meccanismi della comunicazione ed era anche un attentissimo osservatore. Prima c'era una politica paludata che la gente non capiva più", ha testimoniato l'esperta, che nell'ormai lontano 1999 - quando aveva solo 27 anni - venne chiamata ad Arcore dal Cavaliere per preparare le regionali e le europee. Già in quella occasione, Ghisleri si rese conto di collaborare con una personalità diversa da quelle presenti sino a quel momento nel panorama politico. "Lui ha cambiato il gergo, ha fatto una rivoluzione prima di tutto nel linguaggio, poi nel comportamento", ha spiegato alla Stampa la sondaggista. Anche così l'uomo riuscì a interpretare i (bi)sogni degli italiani e a creare un orizzonte politico che non c'era.

Berlusconi "ha dato vita al sogno americano, che è diventato un sogno italiano", ha proseguito la sondaggista, ricordando le scommesse vinte dal Cavaliere nella politica, nell'editoria, nel campo della tv. Nell'epoca in cui i social network erano ancora ben lontani dall'arrivare, l'imprenditore trovò il modo di offrire agli italiani una comunicazione disintermediata, diversa da quella (un po' a senso unico) dei giornaloni dell'epoca. E anche in questo senso fu un precursore. "Nelle elezioni del 2001, che consacrarono il suo successo politico, mandò nelle case degli italiani un libro con la sua storia. Voleva scegliere come essere raccontato", ha rammentato Ghisleri.

L'esperta ha poi ricordato l'attenzione del Cavaliere al riscontro degli italiani nei suoi confronti. "Quando aveva sondaggi belli era così fiero che li portava ai capi di Stato". E poi poi le sue trovate geniali, a volte talmente spiazzanti da non essere immediatamente comprese da tutti. "Ricordo quando nel 2009 mi chiamò: c'era appena stato il terremoto all'Aquila, lui pensò di spostare lì il G8. Gli dissi che poteva essere male interpretato, le persone stavano soffrendo, ma aveva ragione: ha fatto in modo che il mondo vedesse quella sofferenza e ne fosse partecipe". L'uomo era così: proteso a un perfezionismo che tuttavia - assicura chi lo ha conosciuto da vicino - non ha mai trascurato la componente più umana. "Avocava a sé onori e oneri. Si è sempre sobbarcato anche le cose più difficili".

Spesso - ha testimoniato la sondaggista - il Cavaliere sembrava voler sedurre persino gli avversari. Quelli che gliene dicevano di tutti i colori e lo dipingevano come belzebù. "Dopo il discorso di Onna, quando mise il fazzoletto dei partigiani, lo chiamai, era in elicottero con Bonaiuti.

Gli dissi che aveva il 75 per cento di indice di fiducia. Ci fu un momento di silenzio", ha ricordato Ghisleri. E poi? "Chiese: "Quell'altro 25 per cento che non mi ama, perché?". Voleva davvero essere il presidente di tutti. Il presidente degli italiani.

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