Dieci anni di esecutivi guidati dal Partito democratico tra cui due anni di governo giallo-rosso e la sinistra, come abbiamo potuto facilmente notare, non è riuscita a mettere nero su bianco una proposta di salario minimo legale. Nessuna lamentela, nessuna proposta condivisa, nessuna petizione nelle piazze. Niente di niente. Dem e grillini, come in un brutto incubo, si sono svegliati solo pochi giorni fa. A Palazzo Chigi ora c’è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e la maggioranza degli italiani, chiamata alle urne lo scorso settembre, ha espresso un governo di centro destra. Ora la battaglia campale sul salario minimo fa comodo ma le critiche, come spesso accade con le bandierine ideologiche, non si sprecano.
Calderone boccia il salario minimo
Il risveglio delle opposizioni sopite viene attaccato da tutti i lati: sia da destra sia da sinistra. Da una parte l’esecutivo, contrario al salario minimo legale, e dall’altra le ultime voci della sinistra riformista, distanti anni luce dal modus operandi di dem e soci. Da una parte il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, che evidenzia i “danni” del provvedimento giallo-rosso e dall’altra il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che dalle pagine del Riformista si scaglia contro il metodo “populista” di democratici e pentastellati.
“Senza una visione – mette in guardia il ministro Calderone su Libero – si rischiano più danni che benefici”. Il primo passo è “suddividere il campo di intervento”. Da una parte, spiega il ministro del Lavoro,“esiste il lavoro povero, retribuito pochi euro all’ora”. Dall’altra, invece, “esiste la perdita di potere d’acquisto di salari più cospicui ma sui cui bisogna intervenire ugualmente”. Il vero nodo, a dispetto di quanto sostiene la sinistra, “è la produttività”.
“La curva della crescita dei salari – sostiene il ministro – dovrebbe sempre andare in parallelo con questo altro indicatore”. La strada per combattere la piaga del lavoro povero è un’altra:“Se le imprese crescono – chiarisce la Calderone – lo fa anche la ricchezza da distribuire”. Spingere l’acceleratore della produttività è “compito delle istituzioni” e rappresenta l’obiettivo a lungo termine dell’esecutivo. Senza dimenticare, ovviamente, le risposte immediate che il presidente del consiglio, con il contributo del Cnel, sta provando a mettere in campo. Una proposta condivisa con le parti sociali da inserire nella prossima legge di bilancio.
La stoccata di Renzi
Altrettanto netta e contrariata è la posizione di Matteo Renzi, direttore del Riformista ed ex segretario riformista del Partito democratico. La raccolta firme online, lanciata e sostenuta da Elly Schlein e Giuseppe Conte, non convince affatto il leader fiorentino. “Che cosa fanno i populisti di sinistra? – si chiede Renzi nel suo editoriale – Una bella raccolta firme. Utilità concreta? Zero”.
La nuova sinistra massimalista in salsa grillina deve fare i conti con la realtà: la bandiera ideologica del salario minimo, sventolata solo nelle occasioni favorevoli, è l’ennesimo errore di calcolo politico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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