Per quelli che «la teoria gender non esiste».
Sabato, nella sede dell'Università «Roma Tre» vicino a Stazione Termini, si terrà un laboratorio di ricerca per «ascoltare e accogliere le storie di bambin* e ragazz* trans e gender creative», dai 5 ai 14 anni. Lo conducono ricercator* della comunità (immaginiamo Lgbtq). E non poteva mancare «un'insegnante montessoriana»...
Ora. Non sappiamo dire se l'orrore peggiore sia l'uso degli asterischi (speravamo la moda fosse passata); il fatto che il Comitato etico dell'Università abbia approvato il progetto (noi quando sentiamo l'espressione «comitato etico» mettiamo mano all'esplosivo da mettere nei cercapersone); o che si accostino le parole «bambini» e «trans».
Domande (oziose). È un laboratorio o un indottrinamento? Ma se a quell'età non si è ancora sviluppata una sfera sessuale, come si può avere dubbi sulla propria identità? E soprattutto: perché ci sono persone che odiano i bambini così tanto?
Uhmm... Sì. In effetti bisognerebbe organizzarne di più, in tutte le città, di questi laboratori. E poi arrestare gli organizzatori e i genitori che ci portano i figli.
Intanto il ministro dell'Università ha chiesto chiarimenti sul progetto. Che gode di fondi pubblici.
Come ha detto un
trans «vecchia scuola», che è pure di sinistra, «la sessualizzazione nella prepubertà è solo la strada che porta alla pedofilia».Poi, cari ricercator*, montessoriani e comunità Lgbtq, vedetevela voi con la vostra coscienza.
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