È il colpo del ko per Roberto Cota e per il centrodestra piemontese. La procura di Torino chiede il rinvio a giudizio del governatore e di altri 39 consiglieri, quasi tutti della Lega e del Pdl, al termine dell'inchiesta sulle spese pazze del Consiglio regionale. In contemporanea i pm torinesi propongono al gip di archiviare la posizione dell'ex presidente della Regione Mercedes Bresso, la zarina del Pd. Così nell'arco di pochissimi giorni la magistratura disarma il governatore leghista e lo manda a casa, preparando il terreno per l'avvento del nuovo centrosinistra targato Sergio Chiamparino.
Venerdì scorso due provvedimenti arrivati in simultanea avevano sconvolto il Palazzo e capovolto gli equilibri del potere locale: il Tar aveva annullato a scoppio ritardato, quattro anni dopo, le elezioni del 2010 e aveva tolto a Cota la vittoria e la poltrona su cui era seduto, altri giudici avevano liberato Sergio Chiamparino dalla fastidiosa accusa di abuso d'ufficio nell'inchiesta sulla movida ai Murazzi. Dunque, con perfido tempismo, Cota era stato spinto fuori dal campo, Chiamparino, che scalpita per conquistare la presidenza della Regione, era rientrato in partita. Ora, la seconda mossa: Mercedes Bresso viene riabilitata, Cota, già colpito, viene affondato e, a parte improbabili colpi di scena in udienza preliminare, dovrà difendersi in aula dalla gravissima accusa di peculato.
Per le ormai famigerate mutande verdi acquistate negli Usa, per i pranzi non giustificati al ristorante e per alcuni soggiorni in albergo. Non solo: con lui viene falciata gran parte della classe dirigente del centrodestra, accusata di truffa e peculato, mentre i consiglieri del Pd escono miracolosamente immacolati dalle verifiche degli investigatori. Vien stralciata solo una posizione, quella di Andrea Stara, della lista Uniti per Bresso, perché gli accertamenti sul suo conto non sono finiti.
Canta vittoria Mercedes Bresso che già venerdì, con la clamorosa capriola decisa dal Tar, era tornata al centro della scena: «Sono contenta di aver chiarito la mia posizione. Stiamo vivendo la pagina più brutta per l'istituzione. Mi domando cosa altro deve succedere per costringere Cota a staccarsi dalla poltrona». Lui replica proclamando la propria innocenza: «Riaffermo la correttezza delle mie azioni e la limpidezza delle mie intenzioni, farò valere le mie ragioni con forza e in ogni sede». Ma è chiaro che per il centrodestra, che pure ha le sue responsabilità, siamo all'anno zero e a una catastrofe senza precedenti. E Cota, che evidentemente si considera vittima di un doppio golpe giudiziario, allinea in una nota colma di amarezza e rancore alcune anomalie di questo finale a doppio taglio: «Registro che nessun esponente di una parte politica andrà a giudizio. Non commento la circostanza della richiesta di archiviazione per Mercedes Bresso, rinvio alla lettura delle disinvolte e benevole motivazioni del colpo di spugna».
In effetti, i pm torinesi sembrano aver creduto alla buonafede della Bresso e degli altri consiglieri del Pd inciampati negli scontrini: «Non avendo il gruppo definito quali fossero le attività istituzionali loro proprie...» non si è potuto escludere che «alcune spese, anche se non ammissibili, fossero considerate tali dai singoli consiglieri in quanto comunque non relative alla loro sfera personale». Insomma, quei politici democratici non sono stati impiccati alle ricevute che pure non quadravano. Cota invece dovrà rispondere di 25.410,66 euro, in gran parte, oltre 21mila euro, relativi a «ristoranti, bar e generi alimentari». Le famose mutande verde kiwi valgono solo 40 euro: Cota ha sempre detto che si trattò di un banalissimo errore di contabilità e ha provveduto a restituire quei soldi al contribuente, ma questo è successo dopo l'apertura dell'indagine e, dunque, non è servito per attenuare la sua posizione.
In ogni caso sprechi, capricci e leggerezze segnano il Piemonte come la
Lombardia, l'Emilia, il Lazio, la Sicilia. Ora la palla passa al gip in udienza preliminare. Sull'altro fronte, Cota tenterà un difficilissimo controribaltone al Consiglio di Stato. Chiamparino però è già in campagna elettorale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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