La polizia ha fatto solo il suo dovere

Si è imposta una cultura di deresponsabilizzazione delle nuove generazioni la quale, purtroppo, ha contagiato anche le istituzioni, tutte

La polizia ha fatto solo il suo dovere
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Gentile Direttore Feltri,
non è la prima volta che assistiamo ai processi alle forze dell'ordine in quanto compiono il loro lavoro, cioè garantiscono l'ordine. Lei cosa ne pensa delle parole di Mattarella riguardo i disordini di Pisa?
Leonardo Persico

Caro Leonardo,
si è imposta una cultura di deresponsabilizzazione delle nuove generazioni la quale, purtroppo, ha contagiato anche le istituzioni, tutte. Crediamo che sia democratico schierarci a favore dei manifestanti manganellati dagli agenti, condannando severamente questi ultimi. E, in effetti, lo sarebbe, se soltanto non ricorressero alcuni elementi che nella fattispecie rendono la reazione della polizia non soltanto legittima ma anche necessaria. La manifestazione non era autorizzata e i partecipanti, ricorrendo alla violenza, volendo quindi forzare il blocco, intendevano dirigersi verso obiettivi precisi e sensibili. La direttiva di ricacciarli indietro, peraltro, non è giunta da Roma, da Palazzo Chigi, come si vorrebbe fare credere, bensì trattasi di procedure standard che sono in vigore e vengono applicate sotto qualsiasi governo, di qualsiasi colore esso sia. Fare passare i facinorosi manifestanti quali agnellini innocenti picchiati da poliziotti brutti e cattivi che hanno abusato della loro autorità è operazione meschina e vergognosa, cui l'opposizione non ha ovviamente resistito, strumentalizzando anche le dichiarazioni del presidente della Repubblica. Non possiamo affermare di non essere d'accordo con il Capo della Repubblica quando questi dice: «L'autorevolezza non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono fallimento». Tutto vero. Tutto inoppugnabile. Però bisogna aggiungere che le forze dell'ordine stavano appunto garantendo, anche in quel contesto, la sicurezza di tutti i cittadini, di quelli che manifestavano - liberamente - e di quelli che non stavano manifestando, arginando azioni aggressive dei primi i quali erano impegnati, lo ripeto, a forzare un blocco. Cosa avrebbero dovuto fare gli agenti? Prendere le botte e aprire loro un varco? Inchinarsi al passaggio dei violenti? Dobbiamo - mi pare - metterci d'accordo su cosa significhi «sicurezza». Per me significa esercizio di certe libertà senza che tale esercizio limiti la libertà altrui, ledendo l'ordine e la tranquillità della collettività. E poi, caro Leonardo, dobbiamo porci una domanda in merito alle parole di Mattarella. A suo avviso, i manganelli con i ragazzi esprimono fallimento. Benissimo. Ma fallimento di chi? Non di certo dello Stato che li usa poiché obbligato ad usarli in una situazione come quella verificatasi a Pisa. Allora fallimento di chi? Del sistema educativo? Delle famiglie? Può darsi, ma non di sicuro dello Stato, rappresentato dagli agenti che si sono limitati a fare il loro mestiere senza oltrepassare alcun limite. A nessuno piace adoperare il manganello. Non è divertente. Non è un passatempo. Come non è piacevole prendere spintoni, calci, uova in faccia, insulti, come è accaduto agli agenti pure a Milano sabato scorso, nel corso di una di quelle sempre più rissose marce per la pace.

Vorrei fare presente, approfittando della tua epistola e della questione da te sollevata, che indossare la divisa è complicato, tanto che se il tasso di suicidi in Italia è dello 0,60 per mille nella popolazione in generale, esso sale all'1 per mille tra gli agenti di polizia e all'1,30 per mille tra gli agenti della polizia penitenziaria.

Dall'inizio di quest'anno sono già 6 gli agenti che si sono tolti la vita. Nel 2023 il totale dei suicidi di questo genere è stato di 39; nel 2022, invece, di 72; nel 2021 era stato di 57. Mi fermo qui.

Cosa ne desumiamo? Che esiste un vero e proprio male di vivere tra i servitori dello Stato preposti alla salvaguardia della nostra sicurezza. Di questo problema tuttavia non ci occupiamo, però siamo sempre pronti a processare sui giornali e in tv i nostri poliziotti e carabinieri e altri, a rimproverarli quando agiscono, a redarguirli quando, secondo noi, non agiscono come avrebbero dovuto o potuto. O sono troppo feroci o sono troppo molli, non ci va mai bene niente.

Vengono sottopagati, sfruttati poiché sottoposti ad orari snervanti e straordinari continui, rischiano la pelle, si ammazzano più della gente normale, e noi, anziché ripagarli con almeno un minimo di gratitudine, ci incazziamo perché hanno sfoderato il manganello quando andava proprio sfoderato per evitare il peggio.

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