Il Professore divora gli alleati: Casini crolla, Fini può sparire

Monti con la sua strategia aggressiva sta danneggiando la coalizione I sondaggi vedono nero: "L'Udc rischia di andare sotto il 2%, Fli sotto l'1"

Il Professore divora gli alleati: Casini crolla, Fini può sparire

Roma - Mario «Hannibal» Monti cannibalizza i suoi alleati. Gianfranco Fini e quel che resta del Fli secondo gli ultimi sondaggi resteranno a casa dopo le elezioni, perché l'appetito di Monti non risparmia i consensi di Pier Ferdinando Casini che vede l'Udc in caduta libera. E a pagare il prezzo più alto sarebbe proprio il leader Fli. Il premier uscente da quando è salito in campagna elettorale ha subito una metamorfosi, ha cambiato toni e tutti i giorni azzanna, più o meno sobriamente, qualcuno dei suoi avversari. Il risultato però non è esattamente quello che ci si sarebbe potuti aspettare. Il new deal dal taglio aggressivo di Monti infatti sta danneggiando la sua stessa coalizione. La lista del Professore cresce, ma a danno soprattutto dei suoi due più stretti alleati, anche se il Pd di Pier Luigi Bersani sta subendo una lenta emorragia. A dirlo sono le percentuali che emergono dall'ultimissimo sondaggio messo a punto da Nicola Piepoli. Scelta Civica con Monti per l'Italia cresce, passando dal 10 al 10,5 per cento, ma toglie ulteriori consensi all'Udc di Casini che precipita di mezzo punto, dal 4 per cento al 3,5. Futuro e libertà resta stabile intorno all'1 per cento. Attenzione però, avverte Piepoli, sia Udc che Fli sono in continua discesa, e nemmeno Casini può stare tranquillo.

«Il partito di Fini tende a scendere sotto l'1 per cento - spiega il sondaggista - ed è possibile che l'Udc alle elezioni prenda addirittura meno del 2 per cento. In questo modo a causa della legge elettorale il presidente Fini resterà fuori dal Parlamento. Monti mangia i suoi alleati, non ci sono dubbi».
Mentre al Senato infatti la coalizione si presenta con una lista unica, e quindi nessuno degli alleati corre rischi visto che la richiesta soglia dell'8 per cento dovrebbe essere superata dall'alleanza senza problemi, l'incubo invece prende corpo a Montecitorio. Alla Camera le liste centriste sono separate. Monti, Fini e Casini corrono in coalizione ma con tre liste indipendenti, ciascuno con il suo simbolo. Qui occorre che la coalizione nel suo insieme superi il 10 per cento dei consensi, e fin qui non dovrebbero esserci problemi. Le singole liste però devono restare sopra il 2 per cento per eleggere i propri candidati. Se l'Udc e il Fli confermassero il trend al ribasso, come sembrano indicare gli ultimi sondaggi, potrebbero entrambi non raggiungere la quota. E in questa ipotesi, alla Camera oltre Monti entrerebbe soltanto un «ripescato». L'unica ciambella di salvataggio andrebbe al «miglior perdente» del patto centrista tra i partiti rimasti sotto quota 2, ovvero l'Udc di Casini. A restare fuori dalla porta della Camera sarebbe dunque proprio l'attuale numero uno di Montecitorio, Fini. Che ancora ieri ribadiva, forse per esorcizzare il rischio e smentire i profeti di sventura, di non aver «mai pensato di abbandonare la politica». Il rischio però è che sia la politica - e la poltrona - a lasciarlo a piedi. Quel che è certo è che ormai Gianfranco non è più padrone del suo destino. Non c'è un solo sondaggista che oggi assegni al Fli una singola chance di superare la soglia del 2 per cento, e così Fini può solo sperare che il fuoco amico di Monti non danneggi ulteriormente l'Udc di Casini, ma semmai cominci a erodere consensi negli altri schieramenti.

Solo se l'Udc si salverà dal tracollo, infatti, Fini potrà conservare la poltrona a Montecitorio, assicurandosi il titolo di miglior perdente.

Un meccanismo che era stato ribattezzato «salva Fini» quando si dava per scontato che nell'alleanza centrista l'Udc avrebbe portato a casa una percentuale certa ben superiore alla soglia di sbarramento, garantendo così il ripescaggio al presidente della Camera ed evitandogli l'onta dello sfratto.

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