Lui no, non è una «pecorella». Lui, Marco Bruno da Giaveno è uno di quei tanti provocatori che però preferiscono provocare quando sono in gruppo, quando sono in tanti. E quando, essendo in tanti, si può colpire e provocare con la certezza quasi matematica di farla franca. Coraggioso, no?
Ma, visto che, non si sa mai e a volte il coraggio da solo non basta, Marco Bruno si è portato appresso, è accaduto in tempi recenti, anche delle armi. «Armi contundenti» come si legge nella denuncia dei carabinieri di Susa a suo carico. I militari dell’Arma le hanno trovate e ovviamente sequestrate nella sua auto e questa non è una bella cosa. Non è, come dire, un precedente che depone a favore delle sue buone intenzioni di pacifico manifestante con l’hobby della provocazione.
Il video del «coraggioso» Marco Bruno che insulta il carabiniere, messo online dal Corriere.it ha fatto il giro del mondo. Racconta, quel video, meglio di ogni altra parola due mondi completamente differenti: quello di chi, con l’arroganza dell’impunito, insulta e provoca il carabiniere: «... Che pecorella sei? Non c’hai un numero o un nome, niente? Sei un illegale. Sei proprio una bella pecorella... gli dai anche i bacini alla tua ragazza con quella mascherina? Così non gli attacchi le malattie...» Bravo, bravo. Comunque per quello che guadagni non vale la pena stare qui... Vi siete divertiti? Fra sei ore ci vediamo qua, il cantiere dura per vent’anni... vai in pensione vestito così, vestito come uno stronzo. E noi ci divertiamo a guardare voi stronzi...».
Mentre l’altro è il mondo più normale, il mondo di chi rispetta lo Stato e soprattutto rispetta le regole. Il mondo di chi fa il proprio dovere, ogni giorno, in divisa. Va dove gli viene ordinato dallo Stato. Presidia, rischia la vita e, in compenso, incassa insulti e sputi ma non reagisce mai. Anche se dentro, ascoltando le parole che tutti possono ascoltare da quel video, sente ribollire il sangue.
Marco Bruno, nato il 18 gennaio del 1984 a Torino, padre di una bimba, non è un derelitto, né uno sfigato, né un emarginato. Non è, in altre parole, uno che possa covare particolari rancori di rivalsa contro la società e lo Stato per trovare un alibi alle sue imprese. Macché. Ha persino la sua brava licenza di scuola media superiore e quindi la sua giusta dose di cultura ce l’ha. O, almeno, dovrebbe averla. Fa l’operaio, Marco Bruno. Ma evidentemente deve avere un sacco di ferie arretrate che spende per andare in montagna. Non con le ciaspole o gli sci da fondo. Troppo normale e banale.
No. Diciamo che frequenta assiduamente la Val di Susa per altre ragioni. Anche lui a suo modo «presidia» e vigila. E, proprio grazie alle ferie di cui gode, sembra che non si perda una manifestazione delle tante che lui e gli altri antagonisti No Tav organizzano. Anzi, sembra proprio che riesca persino ad inserire certe manifestazioni anche fra un turno e l’altro di quelli che è chiamato a svolgere in fabbrica. E anche ieri doveva essere evidentemente in permesso o in ferie perché gli hanno scattato delle foto mentre i poliziotti lo trascinano via di peso dall’ennesima manifestazione di protesta.
Marco Bruno - non riveliamo alcun segreto né violiamo alcuna privacy, perché è stato lui stesso, come si può ben ascoltare nel video, a spiattellarlo in faccia, tra uno sputo e l’altro, all’impassibile carabiniere - abita con la sua compagna al civico 41 di Borgata Dalmassi. Che non è certamente una zona malfamata di Giaveno.
È soltanto una zona vintage dove gli anziani giavenesi vivevano e continuano a vivere in cascinali e caseggiati che portano i segni del tempo come loro. Una zona a ridosso del torrente Sangone che rappresenta un buon domicilio. Tranquillo, lontano da occhi indiscreti e con affitti più che abbordabili. Marco Bruno ha traslocato qui nel gennaio del 2010 quindi non si può dire che a Giaveno lo conoscano in molti. La sua vita, le sue amicizie, le sue frequentazioni sono decisamente lontano da casa. Ad Avigliana, secondo paese della Val di Susa, dove lui ha vissuto per anni. E a Sant’Ambrogio di Susa, ultimo suo domicilio conosciuto. prima della periferia di Giaveno.
Avigliana e Sant’Ambrogio di Susa, quelle sì che sono zone «calde», dove, secondo gli investigatori, esiste più di un focolaio di protesta contro l’Alta Velocità.
Barba lunga, occhi iniettati d’odio, espressione di sfida: Marco Bruno è stato ripreso così, mentre vomita insulti che passano e oltrepassano, in un difficile esercizio d’equilibrismo, la linea di confine che lo separa, non dal carabiniere, ma dal reato di offesa a pubblico ufficiale per cui sono previsti fino a tre anni di carcere. A due passi da lui i compagni di lotta e di resistenza accampati attorno alla baita Clarea e al cantiere di Chiomonte. Praticamente un gregge.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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