L'opposizione protesta pure per la Biennale. Santanché: "Il cinema è proprietà della sinistra?"

La stilettata del ministro del Turismo a un articolo del quotidiano che ipotizza un piano della destra per mettere le mani sulla settima arte: "Questa sarebbe la sua idea di libertà?"

L'opposizione protesta pure per la Biennale. Santanché: "Il cinema è proprietà della sinistra?"
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Ieri ha preso il via l’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e naturalmente non mancano le polemiche politiche. Sin dall’insediamento del governo guidato da Giorgia Meloni, s’è discusso – spesso inutilmente – sulle presunte influenze sulle scelte della direzione del Festival. Ipotesi spesso stroncate dalla realtà. Ma Repubblica, in occasione dell’apertura, è tornata alla carica, ipotizzando un piano della destra per “prendersi il cinema italiano”, complice la nomina di Pietrangelo Buttafuoco come presidente della Biennale e i presunti “guizzi sangiulianeschi”, tra (si spera) ironia e verità. A smontare le teorie del quotidiano diretto da Maurizio Molinari ci ha pensato il ministro Daniela Santanchè.

L’articolo firmato da Stefano Cappellini rilancia il ritornello della destra in cerca di egemonia culturale e cita a testimonianza della strampalata teoria la scelta del film di Pupi Avati come film di chiusura della Mostra oppure l’assenza del film di Andrea Segre su Enrico Berlinguer. Repubblica poi si contraddice da sola, citando la serie “M – Il figlio del secolo”, tratta dal primo libro del “censuratissimo” Antonio Scurati, parlando di presunta compensazione. Stesso discorso per quanto riguarda il documentario sul compagno Gian Maria Volontè: la destra ha permesso la sua selezione perchè c'è anche un documentario su Leni Riefenstahl, la regista amata da Hitler. Insomma, tra Mostra e altri interventi sul cinema (a partire dalla riforma del tax credit), la destra vuole mettere le mani sulla settima arte. L’analisi della Santanchè è tranchant: "La destra sogna di prendersi il cinema italiano, scrive Repubblica. Quindi per la sinistra il cinema italiano è di sua proprietà? Questa sarebbe la sua idea di libertà?".

La risposta alla provocazione della Santanchè è semplice: sì. Ad entrambi i quesiti. Ed ecco gli attacchi strumentali, spesso fiacchi.

Compreso quello contenuto nell’articolo in questione, che partendo dal curriculum a Manuela Cacciamani, neo ad di Cinecittà, ipotizza - strizzando sempre l’occhio all’immarcescibile pericolo fascista – una mostra su Littoria. Sì, perché il primo film prodotto dalla Cacciamani è l’horror “Fairytale”, ambientato a Latina. Se gli argomenti sono questi...

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