Quello della sicurezza è un problema grave nel nostro Paese, come dimostrano i dati dell'ultimo anno e, al di là di ideologie e buonismi, con estremo pragmatismo il ministro dell'Interno sta lavorando per trovare soluzioni praticabili ed efficaci. Non è semplice nel contesto in cui si trova a operare, considerando i provvedimenti bloccati al governo nella lotta contro la criminalità. Ma il ministro Matteo Piantedosi tira dritto e continua a lavorare per riportare un senso di sicurezza nelle strade del Paese, troppo spesso "territorio di caccia" di stranieri irregolari senza nulla da perdere, spesso al soldo della criminalità organizzata.
"I dati sono oggettivi. In alcuni casi abbiamo punte del 60% di reati commessi da stranieri. È il segno che un'immigrazione incontrollata, gestita dai trafficanti di esseri umani, non fa male solo agli italiani ma anche agli stranieri stessi", ha spiegato il ministro snocciolando qualche numero dell'anno che si sta chiudendo. Mentre a sinistra minimizzano, con una certa arroganza parlano di propaganda quando si mette l'accento sull'incidenza che gli stranieri, soprattutto irregolari, hanno su determinati tipi di reati, il governo cerca soluzioni. Per riportare la sicurezza nel Paese, e garantire a tutti gli la fruibilità delle proprie città è necessario intervenire alla fonte, ossia all'origine del problema. In questo caso è l'immigrazione incontrollata, come ha spiegato il ministro dell'Interno. Nel nostro Paese, nonostante l'abbattimento del 60% degli ingressi irregolari, continuano a entrare troppe persone e, soprattutto, ne sono entrate troppe negli anni precedenti. È impossibile determinare con esattezza quanti siano gli stranieri irregolari che vivono nel nostro Paese, ma basta uscire per la strada in qualunque città, sia grande che piccola, per rendersi conto delle dimensioni del fenomeno.
"Le direttrici sono due: contrasto agli sbarchi e gestione dei flussi regolari", ha ribadito il ministro Piantedosi. Il contrasto agli sbarchi si fa con gli strumenti di deterrenza e con leggi più severe, sia per chi attraversa irregolarmente i confini di un Paese (commettendo un reato), sia per chi favorisce questo ingresso e diventa, più o meno involontariamente, fattore di attrazione. A prendere il mano la gestione dei flussi devono essere i governi o, ancora meglio, l'Unione europea, che coordina gli ingressi di migranti, con documenti e storia tracciabile, sulla base dell'effettivo bisogno nei singoli Paesi. Il governo va in questa direzione anche con l'approvazione del decreto Flussi che, sostanzialmente, come ha spiegato l'onorevole Sara Kelany, "mette ordine in una disciplina che aveva mostrato delle falle: quella, appunto, del 'click day' dei flussi.
Abbiamo svolto un grande lavoro con cui abbiamo regolamentato e disciplinato i flussi regolari, necessità che si è manifestata dopo che il nostro presidente del Consiglio Meloni aveva denunciato le infiltrazioni della criminalità all’interno del sistema del click day di fronte alla Procura Nazionale Antimafia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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