Quando per Grillo Rodotà era un "maledetto" esponente della Casta

Adesso il giurista è il candidato del M5S per la corsa al Colle. Ma in passato Grillo lo ha attaccato e insultato più volte sul blog

Stefano Rodotà a Palazzo San Macuto
Stefano Rodotà a Palazzo San Macuto

"Rodotà ha ottant'anni ed è fuori dal giro da un po', ma alla notizia della candidatura ha fatto i salti e ha detto: 'Sono a disposizione'. È troppo vecchio? Forse, ma noi sosteniamo lui". A sentire parlare Beppe Grillo, durante un comizio elettorale a Maniago, sembrerebbe proprio che Stefano Rodotà soddisfi al cento per cento i criteri di Gianroberto Casaleggio per la scelta del candidato grillino al Quirinale: un personaggio estraneo alla politica e rigorosamente super parte. Ebbene, Ropdotà non è né l'uno né l'altro. Non è estraneo alla politica (fu eletto sia nel Pci come indipendente sia nel Pds) né è tantomeno un esponente della società civile che può essere definito super partes.

Tutto questo, d'altra parte, Grillo lo sa sin troppo bene. Solo tre anni fa, infatti, per il guru pentastellato Rodotà non era altro che un "maledetto" a cui togliere la pensione in quanto esponente della Casta. Basta dare un'occhiata veloce al blog del leader dei Cinque Stelle e subito salta all'occhio la piroetta: nel 2010 il giurista era infatti descritto come un campione di privilegi dalle tasche gonfie grazie alla ricca pensione pagata dai contribuenti. "Maledetti non vi pensionerò" era il titolo del post in cui Grillo si scatenava contro la Casta. "I parlamentari che chiedono sacrifici agli italiani non sono stati capaci di eliminare l’odioso privilegio dei 30 mesi per il diritto alla pensione e di mettere un tetto massimo – si legge nel post – perché un parlamentare deve ricevere quasi 10.000 euro al mese? In base a quale diritto? Il tetto massimo va ridotto a 3.000 euro lordi al mese. In caso contrario ogni cittadino non deve più versare un centesimo all’Inps". Il comico genovese indicava in 8.455 euro la somma incassata, ogni mesem da Rodotà. E non si fermava qui. Nel 2011 il giurista tornava ad essere preso di mira da Grillo: "Ci sono circa 19 milioni di pensionati contro qualche decina di milioni di italiani che invece in pensione non ci andrà mai. E’ il pension divide. Chi ha avuto ha avuto. Chi continuerà a dare non avrà mai nulla - continua il post – è necessario introdurre un tetto pensionistico massimo (3.000 euro?) per chi già percepisce la pensione e garantire a tutti la pensione dopo 30/35 anni di lavoro. C’è gente in pensione da quando aveva 45/50 anni, parlamentari che hanno maturato la pensione dopo una legislatura. Doppi pensionati. Assessori regionali con pensioni d’oro. Questo sconcio è ormai intollerabile".

E adesso? Tutta un'altra musica. Per Rodotà solo sviolinate.

"Il presidente della Repubblica farà il governo, ma Rodotà, anche se è anziano, non fa inciuci e inciucetti - ha spiegato oggi pomeriggio - sarà anche il presidente del Csm. Un ruolo delicato dove se metti uno che va bene a Berlusconi vuol dire che gli vuoi salvare il culo". Insomma, tutto perdonato. Grillo ha resettato tutto.

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