Quando Prodi diceva: "Non mi interessa il Quirinale"

Dal novembre del 2010 fino a pochi giorni fa, il Professore negava categoricamente, e a volte si adirava pure, al sol sentire di una sua candidatura al Quirinale

Quando Prodi diceva: "Non mi interessa il Quirinale"

C'era un tempo in cui Romano Prodi di Quirinale non ne voleva proprio sentir parlare. Un tempo reiterato, scandidato dai suoi "no", dai "lasciamo stare", dai "non ci penso". Gli analisti e gli stessi politici del centrosinistra hanno sempre guardato di buon occhio a una sua candidatura al Colle, fin da tempi non sospetti. Eppure lui ha sempre minimizzato, tergiversato o soprasseduto.

Il primo "no" ufficiale del professore bolognese risale al 25 novembre del 2010 quando, a Sarteano in provincia di Siena, ai cronisti che gli chiedono di uno suo possibile ruolo come candidato del centrosinistra per il Quirinale nel 2013, risponde con un deciso e laconico: "Lasciamo stare!".

Lui intanto percorreva l'Italia da Nord a Sud, tra manifestazioni, incontri pubblici, convegni. E quando quattro mesi dopo (era il 3 marzo 2011) l'Espresso lo dà tra i papabili al Colle, lui si schermisce e nega categoricamente.

Quando non sono i giornali a tirarlo in ballo, ci pensano i politici. Come Nichi Vendola che, il 3 settembre 2012, propone la teoria della riparazione: "Rifondazione Comunista ha fatto cadere il governo Prodi? Possiamo riparare proponendolo al Quirinale". La risposta del diretto interessato arriva qualche giorno dopo a SkyTg24: "Vendola è responsabile delle sue parole. È carino fare il mio nome ma io direi: non è cosa".

Pensiero ribadito con forza e con tratti di irritazione il 9 febbraio 2013. "Il chiacchiericcio che mi associa al Quirinale ha assunto un'intensità davvero non rispettosa. Nè nei confronti dell'istituzione né della mia persona. Da alcuni mesi ho assunto un incarico gravoso presso l'Onu per il Sahel. Considero questo impegno un modo per servire anche il mio paese e l'Europa. Esso rappresenta l'unica priorità dopo l'uscita dalla politica nazionale. Smentisco dunque nel modo più categorico ogni notizia o chiacchiera che mi rappresenti in modo diverso o mi attribuisca interessi diversi da quelli da me indicati".

Insomma, era un Prodi infastidito. L'ex premier arriva pure a criticare - con ironia - anche l'operato dei bookmakers inglesi che lo danno per favorito nella corsa al Quirinale. "I bookmakers sbagliano sempre...", chiosa il Professore dal Cremlino per i 20 anni dalla nascita di Gazprom il 21 febbraio scorso.

Qualche settimana dopo, Prodi sembra imitare Veltroni. "Ho un programma di viaggi e conferenze all'estero molto nutrito. E poi l'impegno africano è sempre più pesante. Per ora penso solo a questo". Come è noto l'ex sindaco di Roma non è andato in Africa. E probabilmente il continente è diventato il secondo pensiero di Prodi.

Eppure il 20 marzo scorso, l'ex leader dell'Ulivo continua a dire no a ogni ipotesi di Qurinale. E lo fa da Bangkok: "Se fossi interessato, in questo momento politicamente così delicato non sarei in viaggio per una settimana tra Vietnam e Thailandia". Persino l'11 aprile scorso, a Torino, a margine di un incontro sul progetto Erasmus alla Biennale Democrazia, Prodi segue a negare: "Candidato al Colle? Non me ne sono curato, come vedete parliamo d'altro".

Ma due giorni dopo, probabilmente stanco della pantomima, il Professore si sbottona - a modo suo - ma si sbottona. A Lucca, un vecchio amico lo accoglie con un "Benvenuto al futuro presidente" e Prodi risponde con un sorriso e poi lo colpisce scherzosamente con un giornale arrotolato.

Infine, il 16 aprile scorso, alla domanda di un giornalista sull'effetto che gli fa essere tirato in ballo per il Quirinale, Prodi ribatte: "Nessuno". Ma c'è da scommettere che invece il Professore gongola. E già da tempo.

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