MilanoFa giusto in tempo a evitare un voto di sfiducia. Poi un flash di agenzia la riporta nell'occhio del ciclone. «Mi feci latore del desiderio dell'allora prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione». Tradotto, una raccomandazione. Salvatore Ligresti la racconta al pm milanese Luigi Orsi. L'ingegnere di Paternò, indagato nella vicenda Fonsai, mette a verbale un po' di ricordi. Incluso un suo interessamento per l'attuale Guardasigilli. Ma le carte dell'inchiesta - uno spaccato al veleno sugli intrecci fra finanza e politica - lambiscono anche il figlio del ministro, Piergiorgio Peluso.
DESIDERATA
Interrogato il 15 dicembre 2012, Ligresti risponde alla domanda del pm: «Le è capitato di segnalare delle persone all'autorità politico-amministrativa?». Il costruttore risponde di aver parlato con l'allora premier Silvio Berlusconi del desiderio manifestato dalla Cancellieri di restare a Parma una volta lasciato l'incarico di questore della città emiliana. «L'attuale ministro Cancellieri - precisa Ligresti - è persona che conosco da moltissimi anni e ciò spiega che mi si sia rivolta e io abbia trasmesso la sua esigenza al presidente Berlusconi. La segnalazione ebbe successo perché la Cancellieri rimase a Parma».
IL FIGLIOL PRODIGO
Anche il nome di Piergiorgio Peluso, figlio del ministro, compare nei verbali depositati a Milano. Di Peluso, ex direttore generale di Fondiaria, parla Fulvio Gismondi, dirigente della stessa società. «Mi ha detto - racconta Gismondi - che si è dimesso perché non intendeva trovarsi nella posizione di direttore generale di Fondiaria nel momento in cui i concambi determinassero la partecipazione di Fondiaria e Unipol alla nuova costituenda società frutto della fusione». Insomma, perché lasciare l'incarico? «Peluso - riferisce ancora il dirigente - mi ha spiegato che il suo timore di essere coinvolto in un illecito nasce dalla irregolarità che lui ravvisa nel procedimento di definizione dei concambi». In pratica, secondo la versione riferita dal manager, il figlio del ministro sarebbe stato a conoscenza di illeciti nella fusione Fonsai-Unipol, levando le tende prima dell'ondata giudiziaria.
CONTROLLATI E CONTROLLORI
Ma l'indagine su Fonsai rivela anche una tossica contiguità fra figure che - almeno in teoria - dovrebbero trovarsi su sponde opposte. Emblematici due episodi raccontato al pubblico ministero da Jonella Ligresti, che giusto ieri ha ottenuto dal tribunale di Torino gli arresti domiciliari. Nel primo, Jonella ricorda come il padre incontrò il premier Berlusconi per tentare di «sistemare» all'Antitrust Giancarlo Giannini, l'ex presidente Isvap accusato di aver chiuso per anni gli occhi sulla situazione finanziaria di Fondiaria. «Vediamo», avrebbe risposto evasivo il Cav.
Ma Jonella mette a verbale anche che «a un certo punto mio padre decise che fossero dati degli incarichi a Marco Cardia, un avvocato figlio dell'ex presidente della Consob. Marco Cardia l'ho conosciuto, non mi è parso un luminare del diritto». E allora perché arruolarlo? «Non c'è bisogno di soffermarsi sulle ragioni di questa decisione», risponde la figlia di Salvatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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