Rai, la riforma secondo Fi. "Basta logiche dittatoriali"

Partiti al lavoro sulla nuova tv pubblica. L'obiettivo degli azzurri: "Azienda non più in mano al governo"

Rai, la riforma secondo Fi. "Basta logiche dittatoriali"
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Detta in parole semplici, l'idea è quella di togliere le mani del governo (di qualunque colore sia) dalla futura televisione pubblica. Cioè trasformare la Rai in una media company libera, autorevole, moderna, efficiente e concorrenziale. Un sogno? Probabilmente si. Perché, per farlo, bisogna che tutti i partiti facciano un passo indietro da viale Mazzini. Nella storia d'Italia non è mai successo e, per garantire una voce a tutti, si è sempre optato per la spartizione degli spazi in palinsesto e nei ruoli dirigenziali.

Però proprio nell'era della Rai marchiata come oscurantista, accade invece che per la prima volta tutte le forze politiche si mettano attorno a un tavolo per discutere di una riforma. La spinta arriva dalla presidente della commissione Vigilanza Barbara Floridia (in quota M5S) che ha organizzato gli Stati Generali di oggi e domani a Palazzo Giustiniani con tantissimi esperti del settore, politici, personaggi televisivi, giornalisti (il direttore Alessandro Sallusti interverrà domani pomeriggio in una tavola rotonda con altri colleghi).

La due giorni è stata già bollata come una inutile e ipocrita passerella che si concluderà in un nulla di fatto. Anzi è stata descritta come uno scambio tra maggioranza e pentastellati in cambio di quei pochi voti mancanti per nominare il presidente della Rai (servono i due terzi dei voti della Vigilanza) nella persona di Simona Agnes: nell'attesa la presidenza è retta dal consigliere anziano Antonio Marano.

Di fatto, però, la volontà di dialogo è positiva. E una riforma va comunque approvata per aderire al Media Freedom Act, la legge europea sulla libertà nei media che entrerà in vigore nel 2025.

I più attivi sulla questione sono gli esponenti di Forza Italia che già ieri hanno convocato una conferenza stampa per presentare un disegno di legge per «derenzizzare» la Rai (fu Renzi a cambiare il sistema ponendo l'amministratore delegato direttamente sotto nomina del governo) e per riformare tutto il sistema delle comunicazioni. «La nostra proposta - ha spiegato il presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri - riguarda l'assetto della Rai per ribadire la centralità del Parlamento (tornando alla figura del direttore generale al posto dell'ad nominato dal governo), come dicono le sentenze della Corte Costituzionale, molto più precise del Freddom Act. Inoltre bisogna frenare i potentati della rete, che entrano nella televisione, nei giornali e nella pubblicità e pagano poche tasse. Noi vogliamo garantire equilibrio, tutelare la creatività, le tv e anche i media tradizionali».

Anche le proposte presentate dagli altri partiti (Lega e M5S) mirano, con diverse soluzioni che chiamano in causa il presidente della Repubblica e la commissione Vigilanza, a restituire la scelta dei vertici Rai al Parlamento.

Il Pd con due distinte proposte chiede di costituire una fondazione indipendente con il compito di nominare il Cda che a sua volta sceglie i vertici. Fratelli d'Italia non presenterà proposte, ma intende raccogliere i vari pareri per poi formulare un progetto comune.

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