Milano - Talpe, corvi, uccellacci. O per guardare ai contenuti, Vatileaks, i documenti sfuggiti dal Palazzo apostolico. Ecco, li si chiami pure come si vuole, ma il cardinale Gianfranco Ravasi, che per usare un’espressione della politica è il ministro della Cultura vaticana, lui non si scompone in modo esagerato. Anzi, nel discorrere di questi temi davanti alle telecamere sembra quasi contento del lato positivo dell’intera faccenda, ovvero la maggiore trasparenza. È contento, eminenza? «In un certo senso sì - risponde -. È necessario che se ci sono problemi vengano messi alla luce. La prima predica di Gesù Cristo si compone di due parole: convertitevi e credete nel Vangelo. E quindi l’appello alla conversione è sempre attuale».
Il cardinale Ravasi è a Milano per il Congresso teologico pastorale sulla Famiglia, che prepara l’arrivo di Benedetto XVI: il Papa atterrerà a Linate domani alle 17 e rimarrà in città per tre giorni. Vola alto Ravasi, ma dal palco e sotto il palco tocca anche temi di grande attualità, a partire dagli scandali che scuotono il Vaticano. Invita anche a non ingigantire le notizie, a non trasformare in vere e proprie ordalìe semplici divergenze d’opinione o conflittualità personali che possono capitare in ogni ambiente: «È bene che i problemi vengano messi alla luce, ma tenendo conto che il modo di presentare le cose fa assumere loro un aspetto mitico. Sembra che si parli delle corti di Istanbul e invece sono cose molto più piccole. Io che le conosco posso dirlo...».
E che cosa direbbe a un giovane che rifiuta l’insegnamento della Chiesa perché scandalizzato dalle divisioni che vengono alla luce in questi giorni? «Che il suo sguardo si allarghi alla totalità della vita». E ancora: «Le azioni di potere fanno parte della storia. L’esperienza che stiamo vivendo in questi giorni non è unica, è sempre stata quasi costante nella storia della Chiesa. La Chiesa non decolla dal mondo verso cieli mitici e mistici. È una realtà impiantata nel terreno e qualche volta il terreno ha anche fango, impolvera le vesti. Serve un po’ di realismo col quale dobbiamo giudicare anche la Chiesa. La Chiesa è soprattutto e prima di tutto di Dio, ma anche degli uomini».
Un giornalista gli chiede delle trattative sull’Ici con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Ravasi difende l’operato vaticano: «La forma cristiana delle relazioni politiche è molto complessa, perché i grandi ideali si esplicano nei sentieri della quotidianità. E non è possibile tenere le mani in tasca per averle pulite. Quando si lavora nel mondo, ci si sporca. È una lotta costante, perché è connaturato all’essere nel mondo». E così i fatti che vengono alla luce «sono parte quasi necessaria della storia della Chiesa, non dobbiamo scandalizzarci».
Nessuno è al riparo dal male - ragione ancora il cardinale Ravasi -, «nemmeno chi vive isolato nel suo piccolo mondo». Aggiunge: «Anche noi che siamo puri, o vogliamo esserlo, abbiamo dentro di noi il male.
Come dice Pascal, è importante spiegare ai giovani che esiste il peccato originale». A questa consapevolezza si aggiunge anche la speranza che qualcosa possa migliorare: «Prego per il Papa e chiedo che i fedeli preghino per noi, che siamo sempre in mezzo a questi rischi e su questi crinali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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