Ancora un rave non autorizzato in Italia, stavolta a Roma, dove si sono date appuntamento più di 200 persone. Il punto di incontro è stato in pieno centro nella Capitale alle terme di Caracalla, dove la polizia è arrivata rapidamente non appena si è avuta la contezza di quanto stava accadendo. Una prontezza di intervento che segna il solco con la precedente gestione di Luciana Lamorgese. A quanto si apprende, il rave party di Roma è stato organizzato proprio in contestazione al decreto del ministro Piantedosi dello scorso novembre a seguito del raduno di Modena.
Facile accorgersi che fosse in corso un rave party: tra le rovine di uno dei complessi archeologici più noti di Roma, dalle casse dei partecipanti ha comunicato a rimbombare musica tecno a tutto volume con tanto di balli e di striscioni proprio contro il decreto rave, che pochi giorni fa è stato approvato in Senato. La manifestazione, che si sta svolgendo sotto lo sguardo degli agenti di polizia, che hanno circondato l'area, fa parte dell'iniziativa "Tekno against repression", organizzata in tutta Italia e in alcune piazze della Francia, da Parigi a Tolosa. Lo chiamano "decreto liberticida" nel manifesto con il quale hanno annunciato il raduno, facendo il solito minestrone di slogan e di attacchi che nulla c'entrano gli uni con gli altri.
Al momento non si registrano criticità ma solamente i vecchi slogan stantii della sinistra estrema. "In Italia, il governo fascista di Giorgia Meloni prevede per gli organizzatori di free party con più di 50 persone, tra i 3 e i 6 anni di carcere oltre a una pesante multa", si legge sul manifesto dell'iniziativa. Quelli che loro chiamano free party sono in realtà raduni non autorizzati in aree private in cui si vendono sostanze stupefacenti e in cui si forma un vero e proprio sistema di commercio in nero.
Diversa, invece, la manifestazione di Torino che è partita da piazza Statuto con in testa antagonisti e anarchici. La chiamano "Street parade" contro il decreto. Il punto di arrivo è il parco del Valentino.
"L'ossessione del controllo sul tutto ed ognuno viene resa visibile per ciò che è: la pretesa di costruire indisturbati un mondo di privilegi per pochi, fatti scontare dalla fatica della moltitudine. Non sarà la ennesima legge repressiva a cancellare la storia da cui proveniamo e che stiamo ancora scrivendo", dicono i manifestanti.
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