"Non si vuole dividere il Paese, né favorire Regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più deboli dell'Italia". È questa la premessa chiave contenuta nella bozza relativa all'Autonomia differenziata approvata dal Consiglio dei ministri. L'auspicio espresso è che tutte le Regioni possano aumentare la propria velocità grazie a una riforma che può rappresentare "una svolta rispetto ai vincoli che attualmente impediscono il pieno soddisfacimento dei diritti a livello territoriale e la valorizzazione delle potenzialità proprie delle autonomie territoriali".
La durata
Il testo è stato messo a punto da Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali. Nella bozza si legge che l'intesa tra lo Stato e la singola Regione ha una durata "comunque non superiore a 10 anni". Non è esclusa la possibilità di chiederne la cessazione dell'efficacia. Alla scadenza l'accordo si intende rinnovato per lo stesso periodo a meno che non si dovesse palesare una diversa volontà da parte dello Stato o della Regione, che però andrebbe manifestata 12 mesi prima della scadenza.
I livelli essenziali delle prestazioni
Si afferma che la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni è demandata a uno o più decreti del presidente del Consiglio dei ministri. Prima della deliberazione del Cdm bisognerà acquisire l'intesa della Conferenza unificata e il parere delle Camere. Le materie o gli ambiti di materie Lep devono essere indicate dalla legge.
Nel caso in cui dalla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni dovessero derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, le funzioni potrebbero essere trasferite dallo Stato alla Regione "solo dopo l'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di stanziamento delle risorse finanziarie coerenti con gli obiettivi programmati di finanza pubblica".
Le risorse
La Commissione paritetica Stato-Regione avrà il compito di individuare le risorse necessarie per l'Autonomia differenziata. Nel progetto sono state adottate soluzioni, come ad esempio la compartecipazione a tributi o entrate erariali, che siano "commisurate alla maggiore spesa che le Regioni interessate dovranno sostenere".
Il fondo di perequazione
Il fondo di perequazione "dovrà essere utilizzato anche dalle Regioni che non fanno richiesta dell'autonomia differenziata". In tal modo "cresce l'Italia". Nella direzione della promozione dello sviluppo economico, della coesione e della solidarietà sociale lo Stato "promuove l'esercizio effettivo dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti" anche nei territori delle Regioni che non concludono le intese. A tal proposito si prevede l'unificazione delle diverse fonti aggiuntive o straordinarie di finanziamento statale e l'effettuazione di interventi speciali.
Il ruolo del Parlamento
Nella relazione si fa riferimento al ruolo del Parlamento.
Le Camere avranno modo di operare un esame "attento e adeguato", pronunciandosi sullo schema di intesa preliminare. Così il governo e le Regioni che sottoscrivono l'intesa potranno conoscere anticipatamente le indicazioni del Parlamento, "di cui viene riconosciuto il ruolo sostanziale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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