Roma - Stangata per i contribuenti, due anni di pensione regalati agli statali. Se l’obiettivo dei tagli alla spesa era evitare l’aumento dell’Iva, il governo è sempre più lontano dal centro del bersaglio. Forse riuscirà a salvare i consumi natalizi, ma non è detto nemmeno quello. Nella bozza della spending review circolata ieri, giornata clou della concertazione lampo governo-regioni-sindacati, l’aumento dell’imposta su beni e servizi nel 2013 c’è. Smentite di rito a parte (il provvedimento «è ancora in corso di stesura», ha precisato Palazzo Chigi), le intenzioni del governo sono chiare.
Intanto si sancisce la «sospensione per l’anno 2012 dell’incremento dell’Iva», quello previsto in autunno. Poi la «riduzione dell’incremento dell’Iva a decorrere dall’anno 2013». A legislazione vigente, l’aumento sarebbe di due punti, se la bozza sarà confermata si limiterà a un punto. A partire da gennaio, quindi, l’imposta salirà al 22% (non è chiaro se l’aumento si limiterà all’aliquota ordinaria o se investirà anche quella agevolata, attualmente ferma al 10%).
Stangata sui consumi già sfiancati, che il governo voleva evitare e che oggi si ripromette di fare rientrare, ma solo parzialmente: a partire dal 2014 l’Iva tornerà indietro, ma solo di mezzo punto percentuale. Di questo ieri il premier Mario Monti non ne ha parlato né con i rappresentanti delle autonomie locali, incontrati in mattinata, né con le organizzazioni delle imprese e i sindacati. Negli incontri di ieri il premier si è limitato a dire che per evitare l’aumento dell’Iva autunnale, da ottobre a gennaio, e fare fronte ad altre spese come quelle per il terremoto e per gli esodati, serve «una cifra molto più alta di 4,2 miliardi». Tradotto, anche l’aumento di ottobre non è scongiurato. Tutto dipende dall’efficacia delle misure che il governo metterà in campo, come previsto, in due tempi. Subito, probabilmente già venerdì, con un provvedimento sull’amministrazione centrale dello Stato. Poi, in estate, la riorganizzazione delle amministrazioni periferiche dello Stato.
Nonostante le proteste di Cgil, Cisl e Uil, i sindacati escono più che bene, perlomeno sul fronte che più gli interessa, quello degli statali. La principale novità di ieri su questo fronte è che gli esuberi del pubblico ci saranno, ma avranno un trattamento di favore. Dirigenti e pubblici dipendenti che avranno maturato i requisiti del vecchio regime previdenziale, potranno andare in pensione per tutto il 2013.
Esodati di lusso, quindi. Resta la possibilità di utilizzare la riforma Brunetta per mettere in mobilità obbligatoria gli altri (due anni con l’80% dello stipendio poi la pensione), ma - riferivano ieri fonti sindacali - saranno pochissimi. Gli obiettivi restano quelli anticipati: taglio del personale del 10% per i dipendenti e del 20% per i dirigenti. Anche le autonomie locali dovranno ridurre il personale. Ma prima, ha precisato il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, servirà una mappatura delle piante organiche delle amministrazioni. Di fatto, da questo capitolo di risparmi immediati nemmeno l’ombra. Sono state invece accolte le richieste dei sindacati sulle consulenze nella Pa, che saranno tagliate. Non ci dovrebbe invece essere nessuna novità sul ricorso al lavoro flessibile nel pubblico (Assolavoro, l’associazione nazionale delle agenzie per il lavoro, ha annunciato l’avvio di un tavolo per favorire processi di spending review). I sindacati hanno parlato di misure «inaccettabili». Lo sciopero rimane una possibilità e il leader Cisl Raffaele Bonanni ha parlato di «giudizio sospeso».
Le speranze di avere un ritorno dalle ferie senza Iva rincarata sono tutte affidate al piano di Enrico Bondi, supercommissario alla spending review. Ancora da limare e modificare, anche alla luce degli incontri di ieri. La bozza che circola (ieri anticipata dall’agenzia Agi) prevede tra le altre cose un taglio di circa 30mila posti letto negli ospedali pubblici. Sono quelli già previsti dal piano del precedente governo, che le Regioni non hanno attuato. Entro il 30 novembre gli ospedali dovranno arrivare a una media di 3,7 posti letto per mille abitanti (ora sono 4,2). Se gli statali potranno beneficiare di tagli soft, Bondi sta lavorando ad altre misure, anche drastiche. Tra queste blocco di due anni dello stipendio dei dipendenti delle società pubbliche, assunzioni ridotte, ferie obbligatorie. Stretta anche sugli affitti della Pa, con canoni bloccati.
Poi il dimezzamento della spesa per le auto blu. Nella bozza c’è anche il blocco delle tariffe da parte del governo. Ma questa parte, assicurano fonti del governo, è già saltata. Peccato, perché avrebbe mitigato la stangata Iva che, al momento, nessuno smentisce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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