Lo scandalo appena esploso nel Lazio e quello che cova sotto la cenere in Lombardia (ancora tutto da verificare, anzi da accertare) sono la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un vaso colmo di schifezze che provocheranno negli elettori altra nausea in aggiunta a quella a causa della quale essi si stanno allontanando dalla politica. Un fenomeno da arginare e non da alimentare, sia chiaro, di cui però bisogna parlare senza ipocrisie. Il problema non è la gestione di questa o di quella Regione,ma l’esistenza stessa di detti enti nati male, cresciuti peggio e, infine, diventati centri di spesa allegra, quindi non enti soltanto inutili, anche dannosi. Da eliminare. Ovvio, al punto in cui siamo non sarà facile abolirli: sono macchine mastodontiche, hanno organi pletorici, vere e proprie idrovore che succhiano denaro e non forniscono alcun servizio degno di nota. Conviene ricordare che i loro bilanci sono assorbiti per oltre il 70 per cento dai costi abnormi della sanità, un settore dove gli sprechi e le ruberie sono risaputi.
La Regione Lazio, travolta dalle polemiche per le storiacce d’attualità (fondi pubblici usati per vizi privati), alla voce «salute» presenta buchi mostruosi, un passivo accumulato in venti anni di cui nessuno risponde. Un passivo di cui non si cercano nemmeno i responsabili, eppure ci sarà qualcuno che ha buttato il denaro dalla finestra? Possibile che i politici avvicendatisi sulle poltrone più alte non vengano perseguiti? Ecco il dramma. Le amministrazioni hanno divorato capitali pubblici e nessuno indaga, nessuno controlla. Significa che le Regioni sono marce, poltronifici, refugium peccatorum .
Un esempio clamoroso di follia gestionale: ogni seggio regionale costa ai cittadini italiani la bellezza di 743mila euro l’anno. Crediamo sia sufficiente questo dato a dimostrare che la politica si comporta con spregiudicatezza,ai limiti dell’indecenza: siamo più vicini alla criminalità che alla furbizia.
Detto ciò, sottolineiamo di non avercela né con Renata Polverini, che paga le malversazioni di tanti colleghi, né con Roberto Formigoni. I due citati governatori però devono, nella presente congiuntura, dirci come mai solo ora è scoppiato il bubbone.
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