RENZI E GIA PRONTO

Niente da dire, c'è voluto un bel po' di tempo perché la terza sezione civile della Cassazione si pronunciasse su una causa intentata al Giornale da Ilda Boccassini, procuratore aggiunto a Milano. Ma finalmente, implacabile, la mannaia della legge, una volta tanto aliena da smemoratezze, si è abbattuta su questa nostra testata e su noi giornalisti diffamatori. Nella vicenda, che risale al secolo scorso - 1999 - sono coinvolto personalmente perché allora ero direttore responsabile del Giornale e dunque punibile per non avere censurato un articolo di Salvatore Scarpino dal titolo «Colpevole a tutti i costi». Il colpevole a tutti i costi era Silvio Berlusconi: oggetto secondo Scarpino, ma anche secondo innumerevoli osservatori - compresi alcuni che al centrodestra erano estranei o addirittura ostili - d'un accanimento giudiziario senza precedenti. Accanimento definito da Scarpino una vera e propria guerra. La signora Boccassini, nota per il marmoreo riserbo su quanto atteneva e attiene alle sue preferenze politiche, s'è sentita offesa dal sospetto d'una affiliazione alla sinistra - dai più ritenuta evidente - ed è ricorsa alle vie legali. Così è accaduto che il Giornale, io e Scarpino fossimo condannati in primo grado a 50mila euro di risarcimento, diventati 100mila in appello e adesso confermati definitivamente dalla Suprema Corte. È una cifra doppia rispetto alla media dei risarcimenti che la giustizia italiana assegna alle vittime di incidenti stradali colposi, assimilabili agli omicidi colposi. Abbiamo negato - spiegano gli ermellini in una elaborata motivazione - il ruolo istituzionale dei magistrati, abbiamo «leso il cuore della funzione giurisdizionale, della sua imparzialità, della sua indipendenza».
A costo d'attirarmi altri (...)

(...) fulmini polemici, o piuttosto notifiche in carta bollata, dico che questa storia, con il suo inizio e con il suo epilogo, riassume i peggiori aspetti della giustizia italiana, a cominciare dalla scandalosa lentezza. Ma coloro che della giustizia sono i gestori non si riconoscono colpevoli di neghittosità o di faziosità, rivendicano un ruolo sublime al quale ogni cittadino e ogni altro potere dello Stato deve inchinarsi rispettoso. Io sono responsabile di quanto parecchio tempo fa ha affermato, da eccellente giornalista, Salvatore Scarpino, ma le toghe non sono responsabili per il panorama di macerie offerto dalla giustizia italiana. Sono macerie organizzative e produttive che riguardano la collettività nazionale. Sono macerie dovute al crollo dell'equità e della doverosa terzietà che ogni cittadino esige dai magistrati. Anche quando abbia tutte le apparenze d'una persecuzione mirata ciò che i magistrati fanno è «doverosa attività dell'ufficio». Su queste pagine avremmo arrecato «pregiudizio, 14 anni or sono, all'interesse costituito dall'esercizio della funzione di magistrato». Scarpino sarebbe imperdonabile per avere attribuito a Ilda Boccassini la pretesa «di rivoltare il Paese e di guidarlo».
Scarpino ha peccato d'omissione. La spavalderia salvifica, il proposito presuntuoso di rivoltare questa imperfetta Italia come un calzino non appartiene in esclusiva a Ilda. Un settore minoritario ma molto influente e arrogante della magistratura ha pensato e pensa a quel modo. La Boccassini e il collega Ingroia - devo confessare che, nonostante tutto, tra i due preferisco la signora rossa - hanno avuto di recente qualcosa da rinfacciarsi. Ma il loro imprinting politico è simile. Ingroia ha avuto la presunzione di fondare un partito - nato morto - che si chiamava, pensate un po', Rivoluzione civile. Questo signore dovrebbe rientrare nei ranghi della magistratura e nelle profittevoli sinecure guatemalteche. Lo scandalo sta nell'affermare che vi sono magistrati ostentanti sempre e dovunque la loro collocazione ideologica, o sta nel fatto che questi magistrati non siano estromessi dalle aule dei palazzacci? Fossero multati anche loro, per inadeguatezza e sfrontatezza, potremmo anche pagare senza recriminazioni quei 100mila euro.

In effetti il linguaggio di Scarpino era accalorato. Ma in confronto a tipi che poi sono trasmigrati in politica, vedi De Magistris e Di Pietro, o a tipi che in politica ci stanno da togati, la sua era acqua fresca.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica