Renzi alla minoranza dem: "Si adegui alla maggioranza"

Il premier: "Forza Italia si sieda al tavolo delle riforme". Ma Toti chiude: "Per ora nessun incontro col Cav". E nel Pd infiamma la polemica sul ddl Chiti

Renzi alla minoranza dem: "Si adegui alla maggioranza"

Ci prova Matteo Renzi a far la voce grossa con la minoranza dem che sulla riforma del Senato non intende sentire ragioni. Ci prova ma ci riesce. Perché nell'agone di Palazzo Madama i numeri del premier sono tutt'altro che positivo: risicatissimi e, di ora in ora, sempre meno certi. Così, quando invita la minoranza piddina ad adeguarsi alla maggioranza del partito, ovvero alla linea da lui stesso dettata, il ribelle Pippo Civati gli scodella sotto il naso che una dozzina di fuoriusciti Cinque Stelle hanno sotto scritto il testo di Vannino Chiti: "Le riforme costituzionali sono prerogativa del Parlamento e non si fanno a colpi di maggioranza, nè tantomeno con ddl imposti dal governo".

Renzi guarda avanti. Non lascia spazio agli intoppi. Nemmeno la decisione del Tribunale di Sorvegliaza su Silvio Berlusconi potrebbe mettergli i bastoni tra le ruote. "Le questioni della giustizia riguardano la giustizia", ci tiene a far notare. Nei prossimi giorni si vedrà, faccia a faccia, col Cavaliere per mettere a punto l'iter della riforma costituzionale. Per il momento non è stata ancora fissata la data. Ma il vertice si farà, eccome. Perché per il premier è un bene che anche Forza Italia si sieda al tavolo per scrivere le regole del gioco. "Ci vedremo a Palazzo Chigi o al Nazareno dove ci siamo trovati bene", fa sapere non senza malizia, forse tirando una stoccata ai malpancisti del suo stesso partito che non vedono di buon occhio l'intesa con Berlusconi. Dal quartiere generale di Forza Italia, però, i segnali che arrivano sono diversi. È proprio il consigliere politico del Cavaliere, Giovanni Toti, a spiegare che ad oggi non è avvertita l'esigenza di un incontro col capo del governo. "Forse ci sarà in futuro...", dice a Porta a Porta lasciando uno spiraglio al dialogo.

Ma le frizioni più preoccupanti arrivano proprio da via del Nazareno. Il ddl Chiti piace. E non solo alla minoranza dem. Ai primi ventidue piddì, che hanno apposto la propria firma in calce al documento, si sono aggiunti altri sei senatori democrat, che si barcamenano tra le due fazioni, e soprattutto i dissidenti grillini che, stando a sentire Civati, avrebbero dato già il proprio appoggio. Per non parlare del Movimento 5 Stelle che, per quanto inaffidabile quando si parla di alleanze, ha dimostrato non pochi apprezzamenti al testo proposto da Chiti. "Il Pd ha delle regole al proprio interno - ha tuonato - la minoranza non va per i fatti suoi ma va dove va la maggioranza. Lo dico io che per anni sono stato in minoranza". Per Renzi il ddl Chiti è buono solo per "essere sventolato sui giornal, ma non ha alcuna possibilità di essere realizzata".

Un richiamo all'ordine che non è affatto piaciuto a Civati che si è affrettato a invitare il proprio segretario di partito a "rileggere l’articolo 67 della Carta", quello sulla libertà dal vincolo di mandato. "Non ricorra inutilmente alla disciplina di partito quando c’è un dibattito aperto", ha concluso sapendo di avere dalla sua i numeri per far inceppare il cammino della riforma.

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