"Resistenza al fascismo". Scatta l'adunata rossa contro il nemico immaginario

Al sabato antifascista di Firenze anche Conte, Schlein, Landini e Fratoianni. Con il pretesto del pericolo squadrista, la sinistra cerca di ritrovare politicamente se stessa e prepara l'ammucchiata anti-Meloni

"Resistenza al fascismo". Scatta l'adunata rossa contro il nemico immaginario

Per mobilitare il variegato popolo della sinistra ci voleva il "nemico immaginario". Serviva evocare l'improbabile ritorno del fascismo, l'unico in grado di suscitare un immediato riflesso in chiave ideologica. La deprecabile rissa avvenuta il 18 febbraio scorso al liceo Michelangiolo di Firenze, in questo senso, è stata un pretesto ideale, servito sul piatto d'argento dai protagonisti della scazzottata e ingigantito poi dalla sinistra. I progressisti hanno difatti raccontato una sola parte della storia (ignorando cioè le provocazioni e le violenze dei collettivi rossi) e attorno a essa ci hanno costruito una narrazione politica a tinte forti. Hanno persino parlato di squadrismo e di squadracce, come se nel capoluogo toscano fossero tornate le camicie nere. Tutte fantasie.

Antifascismo militante: scatta l'adunata rossa

L'unico dato certo è che per quell'episodio ci sono delle indagini e degli indagati: saranno poi le autorità a definire le responsabilità, a circoscrivere i fatti e a punire gli eventuali responsabili. Come giusto che sia. Pur in assenza di certezze in tal senso, la sinistra ha tuttavia calvalcato la retorica dell'antifascismo militante, prendendo ancora una volta in ostaggio i valori della Resistenza. Così è scattata la grande adunata rossa: l'unico modo per riunire i progressisti e i loro leader senza divisioni di area legate alle contingenze politiche (e partitiche). Per combattere il presunto pericolo squadrista, a Firenze sono previsti quindi Giuseppe Conte, Elly Schlein, Maurizio Landini e Nicola Fratoianni. Tutti insieme appassionatamente per il "sabato antifascista" della sinistra italiana. Non sarà invece presente il terzo polo, che - pur avendo contestato il governo nei giorni scorsi - ha fatto una scelta differente. "Non saremo in piazza. Non vogliamo rischiare di acuire la tensione con slogan che amplifichino la violenza", ha fatto sapere il leader di Azione, Carlo Calenda.

I "rigurgiti neofascisti" e le violenze studentesche di sinistra

Per scaldare gli animi in vista della manifestazione, nelle scorse ore il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha chiesto che non vi sia "nessuna ambiguità o impunità verso le violenze e i rigurgiti neofascisti". E ancora, ha rilanciato la necessità di "riaffermare con grande decisione i valori della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza al fascismo e al nazismo". E Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana, ha chiesto "una grande risposta per respingere ogni violenza squadrista e per difendere i valori delle libertà costituzionali". Ora, siccome ogni violenza è condannabile allo stesso modo, ci aspettiamo che questi stessi leader prendano le distanze anche dalle violenze studentesche di sinistra avvenute a Bologna. Abbiamo uno strano presentimento: probabilmente, non lo faranno.

L'ammucchiata anti-Meloni

Del resto, al di là della retorica sull'antifascismo e sulla Costituzione in pericolo, quella di Firenze sarà più che altro una prova generale di ammucchiata rossa in chiave anti-Meloni. Ovvero, un tentativo di reunion politica utile innanzitutto alla sinistra per ritrovare se stessa. Non a caso si prevedono invettive contro il governo e il ministro dell'istruzione Valditara, richieste di dimissioni, con cori e slogan identitari. Magari qualcuno alzerà pure il pugno chiuso, perché i nostalgici non conoscono colore politico. E chissà che la sfilata antifascista non avvicini Giuseppe Conte ed Elly Schlein più di quanto non lo siano già ora. Prima ancora di essere designata alla guida del Pd, era stata la stessa deputata dem ad auspicare un dialogo coi pentastellati per "essere più incisivi e contrastare la maggioranza nei fatti".

Biasimare le violenze è certo doveroso, assai discutibile è invece farlo strumentalizzando le circostanze in chiave politica.

Se il centrodestra fosse sceso in piazza per stigmatizzare tutte le provocazioni e le minacce degli antagonisti (quelli che vorrebbero Salvini a piazzale Loreto e i presidenti di Camera e Senato impiccati), avremmo avuto manifestazioni un giorno sì e l'altro pure. Ma per i progressisti è un po' diverso: che il "sabato antifascista" cominci.

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