Giuliano Amato ha rilasciato una lunga intervista a Fabio Fazio per "Che tempo che fa", durante la quale ha toccato diversi temi di stretta attualità, tra questi anche la riforma della Giustizia, che il governo Meloni ha deciso di affrontare per ridare ordine e disciplina al settore. "Ragioni ce ne sono, errori la Giustizia ne compie. Io, nonostante i mestieri che ho fatto, non mi sono mai addentrato nelle tecnicalità delle varie riforme della giustizia", ha detto l'ex presidente del Consiglio e della Corte costituzionale.
"Io so una cosa, Dio benedica il fatto che abbiamo 7-8.000 giudici che dipendono soltanto dalla legge e non da altri. Questo è davvero un fattore essenziale di garanzia di cui abbiamo bisogno", ha proseguito Amato, secondo il quale i giudici "a volte fanno degli errori, a volte se li vanno cercare, a volte amano le costruzioni teoriche più che le prove che vengono dai fatti ma io sono affezionato al nostro sistema. Che abbia bisogno di riforme è possibile ma fondamentalmente le caratteristiche che ha dovrebbero rimanere. Giudicatemi pure un conservatore".
In relazione alle polemiche nate sulla presidenza a lui affidata per la commissione algoritmi, Amato ci ha tenuto a precisare che "ce ne sono più di una nello stesso Governo italiano e su questo io non interferisco. In ogni caso questa, che è stata costituita all'interno del Dipartimento dell'editoria, si occupa in modo specifico dell"impatto che l'intelligenza artificiale sta avendo e potrà avere sull'attività editoriale, sul lavoro dei giornalisti, sul lavoro di chi scrive libri". In particolare, prosegue l'ex presidente del Consiglio, bisogna rispondere alla domanda se Chat Gp potrà mai sostituire i giornalisti: "Avremo articoli scritti dall'intelligenza artificiale che arrivano diritti al lettore così? Avremo il montaggio delle notizie fatto dall'intelligenza artificiale che sceglierà quali devono essere le notizie che noi leggiamo? … che fine fanno i giornalisti, che fine fanno gli autori dei libri? C'è molto da valutare".
Ha ribadito la sua contrarietà alla riforma del premierato ma aggiunge che quel ruolo "andrebbe rafforzato" ma "con modi diversi", perché "la sua autorevolezza necessariamente prevarrebbe su quella del capo dello Stato".
Ma c'è stato modo anche di affrontare il tema della guerra in Medio Oriente: "Lo Stato palestinese una parte della destra israeliana non lo vuole, perché in realtà Netanyahu ha preferito occupare con i coloni israeliani lo spazio destinato allo Stato palestinese piuttosto che questo arrivasse".