Riforma legge elettorale, l'accordo è lontano

Calderoli: "Rinuncio all'accanimento terapeutico". Finocchiaro (Pd): "Siamo sulle sabbie mobili". Ma Vizzini, presidente commissione Affari costituzionali, spera ancora

Voteremo con una nuova legge elettorale oppure no? Tra poco sapremo. L'unica certezza è che la riforma su cui il parlamento sta lavorando è in fase di stallo. Anzi, a un giorno dall'approdo della bozza di riforma al Senato, la strada verso l'intesa è sempre più a rischio. Per quale motivo? L'opposizione del Pd all'ultima proposta del Pdl, che prevede la soglia del 40% per ottenere il premio di maggioranza, ma nel caso nessuno raggiunga questo tetto, scatterebbe il "premietto" fisso di 50 seggi al partito o alla coalizione che raccoglie più del 25% dei voti.

Il presidente della commissione affari costituzionali, Carlo Vizzini, punta il dito sulla confusione che c’è nel Pdl: "Se ha dei problemi, li deve risolvere al suo interno. Non c’è un clima normale, ma mi auguro che prevalga il buon senso". Ovvio che se l’intesa tra Pd e Pdl dovesse saltare tutto sarebbe più difficile. Perché per approvare una legge ci vogliono i numeri sia alla Camera che al Senato. E prima serve un accordo politico. "Il presidente del Senato - sottolinea Vizzini - istituzionalmente mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti, ma è evidente che se c’è uno stallo politico, Schifani non mette becco. Se invece l’accordo politico c’è, mi basta una seduta di due ore in commissione" per chiudere.

Piuttosto scettico sulle possibilità di arrivare a una riforma è il senatore del Pd Stefano Ceccanti: in un intervento su Qdr Magazine scrive che "l’opposizione ostinata del centrodestra ai collegi uninominali maggioritari ha fatto sprecare tanto tempo e la soluzione fin qui individuata per ognuna delle due Camere, mantenere un listino bloccato per un terzo e prevedere le preferenze triple in enormi circoscrizioni, è un combinato tra una forma di cooptazione e la dipendenza da lobbies esterne. In questo modo, il rimedio rischia di essere peggiore del male".

"Posso salvare un ferito ma non resuscitare un morto - ha detto l’ex ministro leghista delle Riforme Roberto Calderoli -. Ho fatto di tutto perché si arrivasse ad un'approvazione della nuova legge elettorale ma a questo punto mi rendo conto di essere rimasto da solo e pertanto rinuncio all'accanimento terapeutico".

Grillo va all'attacco

Beppe Grillo torna ad attaccare Pd e Pdl, accusandoli di voler "eliminare il Movimento 5 Stelle dalle elezioni politiche 2013" attraverso la modifica della legge elettorale.

Il comico-politico genovese punta il dito contro un emendamento bipartisan di Enzo Bianco (Pd) e Lucio Malan (Pdl) che dovrebbe imporre ai partiti e ai movimenti di dotarsi di un vero e proprio statuto. "Il M5S - spiega - ha un Non Statuto composto da sette articoli, ma forse per i partiti non sarà sufficiente".

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