Ora lo scontro si fa duro. Perché, quando si parla di danèe, gli animi si scaldano e la mano serra velocemente il portafoglio. Sebbene siano riusciti a chiudere un occhio sulle espulsioni e a digerire la totale mancanza di libertà di pensiero, i grillini non sembrano disposti a cedere di un millimetro sullo stipendio. I sentimenti anti casta sono già stati cestinati. E adesso invocano la libertà di coscienza arrivando così a sconfessare le proposte sugli emolumenti dei parlamentari avanzate nei giorni scorsi da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Alle 21 di ieri sera si è concluso il sondaggio tra deputati e senatori pentastellati sulla destinazione della diaria. A solo un’ora dalla chiusura del voto il 48,48% su circa 130 partecipanti (sono 163 i parlamentari del M5S) era favorevole a trattenere completamente la diaria. È, infatti, nei poteri dall’eletto stabilire, secondo coscienza, quanto rendere. Sul tavolo ci sarebbero anche altre opzioni. Opzioni che, numeri alla mano, risultano minoritarie. Per il 3,79% dei votanti grillini la diaria va completamente trattenuta, mentre per un’analoga percentuale deve essere trattenuta all’80%. Si fermerebbe al 2,27% la quota di chi ritiene che la diaria vada completamente trattenuta per i primi quattro mesi per poi lanciare un nuovo sondaggio online. Per la "rendicondazione pura" (ovvero trattenere quanto si spende) sarebbe d'accordo il 36,30%, mentre il 5,30% indicherebbe di stabilire un limite di spesa per macro aree da confermare poi in un'ulteriore assemblea dei gruppi. Non c'è solo la diaria a dividere gli onorevoli cittadini. Anche l'indennità parlamentare divide la truppa grillina dal guru genovese che aveva fissato il tetto a 5mila euro lordi. In molti sono tornati a chiedere una possibile "personalizzazione" dell'indennità in base ai carichi familiari e alla situazione economica pre-incarico. Per non parlare del fisco secondo cui deputati e senatori "percepiscono tutta l'indennità". E su questo importo vengono tassati.
Conversando con i cronisti a Montecitorio Patrizia Terzoni, deputata marchigiana, conferma il sondaggio interno: "Io ho votato per trattenere l’80%". E facendo il paragone con l'onorevole Mario Sberna, che al netto delle spese per l’alloggio dalle suore devolve tutto lo stipendio in beneficenza trattenendo solo 2500 euro netti, mette subito le mani avanti: "Non penso che riuscirà a cavarsela con 2500. Indagate". E a chi gli fa notare che molte famiglie vivono con un migliaio di euro al mese, la Terzoni sbotta: "Non è questione solo di vivere, ma anche di espletare il mandato". Spese alla mano, il parlamentare pentastellato avrebbe infatti a disposizione 3.500 euro di diaria per le spese di mantenimento a Roma. Cifra che vale anche per chi vive nella Capitale. A questo vanno ad aggiungersi 3.960 euro per i deputati e 4.180 per i senatori da usare per assumere i collaboratori. "Non chiedeteci di affamare i nostri sottopagati collaboratori - commenta il senatore Bartolomeo Pepe - il caffè e la cena gli è dovuta, specie perché è a cena che pensiamo i nostri progetti migliori". E ancora: mille euro circa serviranno a coprire gli spostamenti in taxi e poco più di 3mila euro per il telefono.
Di certo la discussione su cosa fare con le varie voci dello "stipendio" non si esaurisce con un sondaggio. Dello stipendio dei parlamentari si discuterà, infatti, questa settimana in una assemblea, durante la quale i Cinque Stelle proporranno anche la questione della presidenza delle commissioni parlamentari di controllo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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