Dato l’addio all’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini si è avventurato nell’arena politica. La speranza è quella di ricostruire qualcosa che assomigli all’Ulivo, anche se per il momento l’ex uomo del Fisco si presenta allontanando da sé qualsivoglia etichetta politica. Emblematico quanto affermato oggi in occasione della prima lezione del nuovo anno di Polity Design, la Scuola di classe dirigente cattolica nazionale riconosciuta dalla Cei, con sede a Caserta.
"Le etichette creano steccati, per cui è importante sapere cosa fare, e non come. O meglio il come viene in un secondo momento" le sue parole rispondendo ad uno studente che gli chiede come possono riorganizzarsi i cattolici in politica, anche in considerazione dell'imminente battesimo dell'associazione "Comunità democratica", con Romano Prodi, Graziano Delrio e Pierluigi Castagnetti. "Un'iniziativa che non ho organizzato io, ma a cui sono stato invitato" ha precisato Ruffini, che ha stigmatizzato la definizione che gli è stata affibbiata di "federatore dei cattolici democratici".
Nel corso del suo intervento davanti agli studenti, Ruffini s'è soffermato sul concetto di uguaglianza: "L'uguaglianza è alla base del nostro vivere insieme. L'uguaglianza è un modo come un altro per ricordarci perchè siamo una comunità, perchè siamo un Paese, che cosa c'è alla base dell'essere una comunità. E l'uguaglianza, per la Costituzione, ci riporta indietro nel tempo, a quando il principio di uguaglianza è stato scritto". "Ma prima di arrivare a quella stesura, lo sappiamo, in questo Paese c'era stata una guerra. Prima di quella guerra, c'era stata una dittatura, con una privazione delle libertà delle persone" ha proseguito l'aspirante federatore della sinistra: "Quel ventennio in cui c'era la repressione degli oppositori, non si poteva contestare chi deteneva il potere, erano stati sciolti tutti i partiti, non c'era la libertà di stampa, venivano utilizzati la radio e il cinema come mezzo di propaganda".
Ruffini ha poi fatto riferimento alla Resistenza: "Venivano perseguitati tutti quelli che non appartenevano a un canone. Poi quella dottrina ci porta alla guerra, quella dottrina copiata in Germania con la nascita del nazifascismo. Finisce la guerra e noi nella nostra retorica diciamo che la nostra Repubblica è fondata sulla Resistenza. Su 46 milioni di italiani, la Resistenza l'hanno fatta all'inizio 40mila ragazzi. Mio padre era un partigiano preso dai nazisti. Su 46 milioni, 300mila persone hanno fatto la differenza. E questo ci restituisce l'idea di come una minoranza può fare la storia".
È la minoranza che innesca un cambiamento, nella storia è sempre stato così, ha rimarcato Ruffini: "Con la Resistenza si sceglie di chiedere agli italiani se si vuole continuare così, con una monarchia o si vuole provare un'altra pagina di storia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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