Il mistero sull'affitto e il pagamento delle affissioni pubblicitarie per tutta la città di Roma in cui campeggia lo slogan "La Russia non è nostra nemica" è stato risolto: si tratta di Domenico Aglioti, già consigliere municipale nella scorsa consiliatura nel quartiere Monte Mario (Roma XIV), nonché presidente della Commissione Cultura e fondatore del Movimento 5 Stelle a Roma. A scoprire chi ha ideato la campagna che invitava a interrompere le forniture di armi all'Ucraina e a Israele - cartelloni 3 metri per due e vele che girano in lungo e in largo per la Capitale - è stato Massimiliano Coccia, giornalista de Linkiesta.
Aglioti, animatore dei movimenti no-vax, anti 5G e putiniano, con un passato da informatico presso Leonardo, è quindi il generoso committente della campagna pro-Putin che ha invaso la metropoli. Non si tratta di un militante pentastellato qualsiasi, visto che è stato colui che ha lanciato e sostenuto Virginia Raggi, tanto da meritare una nozione biografica da parte della ex sindaca anche sul sito di Beppe Grillo. L'allora prima cittadina di Roma, infatti, scriveva ai tempi: "Insieme a Domenico Aglioti abbiamo costruito pezzetto per pezzetto il Gruppo del XIX Municipio andando a fare banchetti dovunque vi fosse un marciapiede sufficientemente largo".
Nel corso dei giorni scorsi era stata contattata anche la società che aveva stilato il contratto di affitto - la "Nuovi Spazi Advertising"- per potere comprendere a quanto ammonti la spesa per questa campagna, ma l'autore dello scoop non ha ricevuto risposta. Tuttavia, raccogliendo tutte le varie segnalazioni arrivate in giro per la città, si possono contare circa una ventina di manifesti affissi che campeggiano da oltre due settimane e almeno cinque vele motorizzate che girano la città. Secondo alcuni esperti, l'ammontare di una campagna pubblicitaria con queste caratteristiche costerebbe tra i trentamila e i cinquantamila euro.
E qui si apre il dubbio sul fatto se Aglioti abbia sostenuto personalmente questa spesa oppure è stato aiutato da qualche entità esterna, magari tramite una rete formale o informale che potrebbe sviluppare la medesima campagna in altre città d'Italia. Un'altra domanda che potrebbe sorgere è puramente politica: ovvero il motivo per il Comune di Roma, così come le altre amministrazioni investite da questa campagna, non hanno censurato il manifesto.
Tenendo anche conto che l'articolo 12-bis del Regolamento del Comune di Roma in materia di esposizione della pubblicità recita che è "vietata l'esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo delle libertà individuali, dei diritti civili e politici". Ma probabilmente il sindaco Roberto Gualtieri è troppo impegnato a (non) ripulire la città.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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