"Chiudere i centri sociali", "Dal governo 300 camicie nere". Scontro Salvini-Lepore sulle violenze a Bologna

La linea dura del vicepremier dopo la giornata di violenze rosse a Milano e Bologna. "Centri sociali di sinistra occupati abusivamente sono covi di delinquenti. Chiederò una ricognizione"

"Chiudere i centri sociali", "Dal governo 300 camicie nere". Scontro Salvini-Lepore sulle violenze a Bologna
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Antisemitismo violento e scontri con la polizia. L'escalation dell'odio corre da Milano a Bologna. Dopo l'ennesima giornata di scorribande fomentate dagli antagonisti, la reazione di Matteo Salvini è stata ferma e muscolare. In un incontro con i cittadini a Bettona (Perugia), il vicepremier e leader della Lega ha infatti parlato di "immagini vergognose e inaccettabili" provenienti dalle due città animate dalle mobilitazioni rosse. Poi ha scandito: "Bisogna chiudere questi centri sociali occupati dai comunisti e lo chiederò oggi stesso al ministro Piantedosi".

"Chiederò una ricognizione di tutti i centri sociali di sinistra occupati abusivamente perché sono covi di delinquenti", ha proseguito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, riferendosi alle sigle del mondo antagonista che anche nelle scorse ore non hanno perso l'occasione per mostrare il loro carattere violento. "A Bologna la caccia al poliziotto con i bastoni, a Milano l'istigazione per la caccia all'ebreo come accaduto in Olanda e questo è inaccettabile in un Paese come l'Italia. Quindi da ministro, da vicepresidente del Consiglio, da genitore e dasegretario della Lega chiederò di intervenire immediatamente per chiudere questi covi di delinquenti che sono i centri sociali comunisti", ha aggiunto Salvini.

Quelle pronunciate dal vicepremier sono state parole tutt'altro che di circostanza. L'obiettivo esplicitato dal leader leghista è infatti quello di andare fino in fondo. "Non sono manifestanti, non sono antifascisti, sono delinquenti, voglio passare dalle parole ai fatti, dopo i vergognosi atti di ieri da Bologna e Milano con la caccia al poliziotto", ha rincarato lo stesso esponente di governo. Ieri - ha poi ribadito Salvini sui social - "abbiamo assistito ad una pagina indegna per la democrazia. Da vicepremier, da ministro, da segretario della Lega e da padre di due figli, farò il possibile affinché non si vedano mai più immagini del genere, inaccettabili nel 2024".

Sui centri sociali, diametralmente opposta alla posizione di Salvini è quella di Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera. Il parlamentare ha infatti risposto così alle dichiarazioni odierne del vicepremier: "I centri sociali sono luoghi di vivace e indispensabile cultura e condivisione. Ce ne vogliono di più, contro un ministro come Matteo Salvini che si pone sempre più apertamente contro i valori costituzionali di questa nostra Repubblica. Non bisogna chiudere i centri sociali, è lui che si deve dimettere". E ad accendere ulteriormente il dibattito nel day after è stato soprattutto il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che ha gettato benzina sul fuoco.

"Mi chiedo come sia possibile ancora una volta che Bologna non venga rispettata, so che domani ci saranno la presidente Meloni, vari rappresentanti del governo, io a loro voglio dire che ci hanno mandato 300 camicie nere, noi invece vorremmo ancora chiedere i fondi per l'alluvione, per le infrastrutture, le forze dell'ordine per fare il lavoro sulla sicurezza, i fondi per la sanità, il diritto alla casa", ha affermato il sindaco di area dem. "I principali ministri del governo e la presidente Meloni sono venuti in tre giorni, esattamente in mezzo arrivano i patrioti di CasaPound, diciamo che a pensar male si far peccato. Possono fare tutta la polemica che ritengono ma non andava gestito così l'ordine pubblico, credo che il ministero degli Interni debba dare spiegazioni alla città di Bologna", ha aggiunto Lepore, rispondendo a un giornalista in merito ai recenti disordini in città.

Le cronache del sabato violento di Bologna raccontano però di scontri e di tensioni verificatisi per mano dei centri sociali, a seguito del tentativo di questi ultimi di raggiungere il corteo di estrema destra. Nella giornata di ieri, a condannare con fermezza quanto accaduto era stata anche Giorgia Meloni, che aveva espresso la propria "totale solidarietà" agli uomini e alle donne delle forze dell'ordine trovatisi a fronteggiare le violenze e i lanci di petardi degli antagonisti di Bologna.

"Spiace constatare che certa sinistra continui a tollerare e, talvolta, a foraggiare questi facinorosi, anzichè condannare apertamente questi episodi e mostrare solidarietà a chi, ogni giorno, lavora per garantirela sicurezza di tutti", aveva concluso il premier.

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