Santoro è a un passo da La7: firma del contratto in arrivo

Servizio Pubblico pronto al trasloco sulla rete di Ti Media al posto di Formigli

Santoro è a un passo da La7:  firma del contratto in arrivo

E, dunque, alla fine delle peregrinazioni, Santoro andrà in onda su La7. Le trattative sono ancora in corso e non vi è nulla di ufficiale, ma pare che la firma sul contratto possa arrivare nel giro di poche ore o giorni. Sempreché non salti tutto come successe lo scorso anno. Insomma, per vedere Servizio pubblico o Annozero o come lo si vorrà chiamare (tanto nella sostanza è sempre lo stesso talk), da settembre si dovrà pigiare sul tasto 7 del telecomando. E non più andare in cerca della tv locale della propria zona o girare su Sky o collegarsi ai siti.

Però, dietro al semplice sforzo dello spettatore di usare il telecomando, si cela un cambio di rotta sostanziale di Santoro che potrà lasciare delusi i suoi fan più accaniti. Dove va a finire - ci si domanda - la manfrina sulla libertà di informazione «senza se e senza ma»? Sul circuito alternativo ai network paludati e «venduti»? Tutto già in soffitta, archiviato. Perché, il mercato è mercato: una trasmissione di quella portata per stare in piedi un’intera stagione televisiva deve avere un vero canale alle spalle, un editore forte. E, così, bisogna abbandonare Telelombardia, il suo «patron» Sandro Parenzo e le altre piccole reti distribuite in tutt’Italia che hanno creduto nel progetto santoriano e lo hanno sostenuto impegnando soldi ed energie. Perché nonostante Santoro, nel confermare la notizia della trattativa in corso anticipata dal Giornale, abbia spiegato in un’intervista a Tv Talk che «il programma andrebbe in onda oltre a La7, da altre parti», difficile pensare che la rete Telecom non chieda un’esclusiva. Altrimenti sarebbe un’operazione economicamente a rischio, per non dire assurda. Santoro per sé manterrà lo status che si è conquistato di «editore indipendente», cioè la sua società produrrà in proprio la trasmissione che poi andrà in onda su La7.

Un’altra domanda: posto che Santoro non rinuncerà alla sua richiesta di libertà totale, che fine fanno le dure prese di posizione di Giovanni Stella, amministratore delegato di Ti Media, che l’anno scorso accusò Michele di aver fatto saltare la trattativa proprio perché non voleva accettare di essere controllato nei limiti concessi a tutti gli editori? Ricordate: il giornalista replicò asserendo che era stato Berlusconi a fare pressioni perché Telecom non firmasse il contratto. Il tempo lenisce le ferite e anche gli insulti; certamente il clima politico è cambiato e anche Santoro non fa più così paura. Ora, nella nuova era televisiva, La7 è in vendita e Michele magari potrà tornare a essere un bravo professionista che fa successo non perché si erge a «martire» ma solo perché costruisce programmi che interessano al pubblico.

Peccato che in attesa della «normalizzazione» dei simboli della lotta dura e pura, bravi allievi siano cresciuti. Corrado Formigli, andato in onda al giovedì sera al posto di Santoro, ha realizzato un ottimo lavoro con Piazzapulita, programma che si è rivelato interessante, equidistante e di successo in termini di ascolti. Ora come verranno ricollocati Formigli e la sua squadra?
Intanto, quello spazio informativo del giovedì in prima serata (che, per assenza o presenza, Santoro sempre scombina) sta continuando a creare caos anche a Raidue. Abortita l’ipotesi di affidare il compito di costruire un nuovo programma a Giovanni Minoli, è in discussione quella di affidarlo ad Andrea Vianello, conduttore di Agorà su Raitre.

Il progetto, bloccato dal Cda, comprende anche una striscia di approfondimento nel primo pomeriggio (dalle 14 alle 15). Se ne riparlerà la prossima settimana. Chiunque sia chiamato all’impervio compito, se la dovrà vedere con Santoro su La7. E c’è da avere i brividi.

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