Togliere la Rai ai partiti per darla a Santoro. L'idea del convegno "Rai: cambiare musica, cambiare l’orchestra" organizzato dal partito (guarda che strano...) dell'Italia dei Valori è questa: modificare la legge Gasparri, liberare viale Mazzini dai partiti e affidarla a una Fondazione espressione della società civile.
Alla vigilia della scadenza del mandato dell’attuale cda della Rai, il partito di Di Pietro ha riunito a palazzo Marini giornalisti, sindacalisti, e manager televisivi. C'è Michele Santoro, Marco Travaglio, Lucia Annunziata, il consigliere della Rai dimissionario Nino Rizzo Nervo, l’ex presidente del servizio pubblico Roberto Zaccaria, il commissario Agcom Nicola D’Angelo, il direttore di Rainews Corradino Mineo, il segretario e il presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale, il segretario Usigrai Carlo Verna.
"Noi abbiamo rifiutato di far parte dell’attuale cda Rai e continueremo a farlo. E invitiamo gli altri partiti, in particolare il Pd, a non prendere parte alla spartizione delle poltrone del prossimo cda e a lasciare solo al padrone e ad altri le loro malefatte, altrimenti si diventa conniventi se non complici della spartizione", ha tuonato Di Pietro.
Il conduttore di Servizio pubblico ha poi preso la parola spiegando che "prima del problema della governance e delle nomine bisogna affrontare quello della natura ambigua della Rai, che vive per metà di canone e per l’altra metà di pubblicità, che deve essere aggressiva sul mercato e allo stesso tempo svolgere un servizio pubblico".
Il giornalista si è poi candidato alla dirigenza Rai. "Vediamo se riusciamo a fare un ticket con Carlo Freccero per candidarci lui come presidente ed io come direttore generale della Rai e speriamo di trovare via via anche candidati a membri per il cda", ha detto Santoro, spiegando di voler "sfidare la commissione di Vigilanza presentando i curricula. Lo dovrebbero fare tutti, le nomine dovrebbero essere volontarie".
"Santoro e Freccero? Il primo pensiero che evocano è quello di Totò e Peppino in salsa comunista. Però li abbiamo già visti all’opera e c’è stato ben poco da ridere. Ricordiamo bene come sono riusciti a fare una rete militante nella Rai di Zaccaria. Figuriamoci cosa farebbero se avessero in mano tutta la Rai, altro che pluralismo", ha subito risposto il senatore Pdl Enzo Fasano.
Ma nel mirino di Santoro è finita anche l’Autorità garante per le Comunicazioni. "La maggior parte dei membri dell’Agcom arrivano direttamente dalle stanze dei partiti: questo non può più essere", ha denunciato il giornalista, che poi ha tessuto le lodi del suo programma in merito alla raccolta pubblicitaria.
"Per una puntata di Servizio Pubblico raccogliamo circa 400.000 euro di pubblicità e a fine stagione arriveremo a un totale di 4-5 milioni, un risultato fino a poco tempo fa impensabile e che rispecchia la crisi della Rai. Evidentemente anche da parte degli investitori c’è una voglia di ribellarsi a un sistema bloccato, che non viene rilevata dal sistema politico".
A chi lo accusa di fare la parte della vittima, Santoro ha risposto che la sua posizione "verso il sistema dell’informazione italiana non è quello di una vittima ma di chi si batte per il suo cambiamento. Da questa mia battaglia non ho ricavato solo cose negative ma anche positive, come una grande popolarità e cerco compagni di strada per continuare".
Infine, una bacchettata anche nei confronti del governo di Mario Monti.
"Sono contento di essere di fronte a quello che considero un governo di centrodestra fatto di persone per bene, per me sarebbe l’interlocutore ideale, ma da parte del governo Monti una vedo una comprensione dell’industria culturale per lo sviluppo del Paese", ha precisato Santoro, aggiungendo poi provocatoriamento che "forse si dovrebbero far spiegare l’importanza del ruolo della televisione dal governo precedente e dovrebbero magari nominare Berlusconi ministro della televisione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.