SBUGIARDATI Il colpo di Grasso agli anti Cav

Finiscono anni di menzogne. Il procuratore antimafia Grasso vuol premiare Berlusconi per l’impegno contro Cosa nostra. E attacca il pm Ingroia: "Scelga tra toga e politica"

SBUGIARDATI Il colpo di Grasso agli anti Cav

Succede che il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, ieri alla trasmissio­ne radio La Zanzara dica: «Darei un premio speciale a Silvio Berlu­sconi e al suo governo per la lotta alla mafia. Ha introdotto delle leg­gi che ci hanno consentito di se­questrare in tre anni moltissimi beni ai mafiosi. Siamo arrivati a quaranta miliardi di euro». Eppu­re sono stati costruiti anni di re­cente storia repubblicana con l’ac­costamento proprio tra Berlusco­ni e la mafia. L’ Economist per cita­re solo un caso eclatante, giudicò il Cav «unfit» a guidare l’Italia an­che per la sua presunta vicinanza a Cosa nostra. È sin troppo facile ri­cordare Leonardo Sciascia e quel suo articolo del 1987 sul Corriere della Sera in cui denunciava i «pro­fessionisti dell’antimafia » che co­struivano le proprie carriere politi­che sulla lotta (a chiacchiere) du­ra e pura alle cosche. Nel frattem­po i professionisti di Sciascia si so­no evoluti e hanno trovato (dopo Andreotti) un bersaglio favoloso: Berlusconi, appunto. Quel che conta, insegnava Scia­scia e soprattutto suggerisce il buonsenso, sono i fatti. E su quel­li, come certifica autorevolmente Grasso, non si può scherzare. Il go­verno Berlusconi (il suo ministro degli Interni Maroni e il guardasi­gilli Alfano) hanno fatto una lotta senza quartiere ai boss colpendo ciò che sta a loro più a cuore: i quat­trini.

Le parole di Grasso verran­no sottovalutate. Teniamoci pure Leoluca Orlando con la sua orribi­le cultura del sospetto, l’ Econo­mist con la sua superficiale spoc­chia, e ci sentiremo così tutti al cal­duccio dei nostri pregiudizi lonta­ni dalla realtà.

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