Scandalo rimborsi in Piemonte, chiesto rinvio a giudizio per Cota e 39 consiglieri regionali

Il governatore deve rispondere di peculato. Ad altri consiglieri regionali contestati i reati di truffa e finanziamento illecito ai partiti

Scandalo rimborsi in Piemonte, chiesto rinvio a giudizio per Cota e 39 consiglieri regionali

L'annullamento delle elezioni regionali in Piemonte continua a far discutere, dopo che il Tar ha spiegato che il voto è stato "inquinato" dalla lista illegittima (perché non aveva raccolto le firme necessarie a presentarsi) "Pensionati per Cota". Intanto la Procura di Torino ha fatto partire le richieste di rinvio a giudizio per i consiglieri regionali indagati per le "spese pazze" dei gruppi consiliari. I pm hanno chiesto al gip di mandare a processo il presidente Roberto Cota e altri 39 consiglieri mentre è stata chiesta l’archiviazione per l’ex governatore Mercedes Bresso e l’esponente di Sel Monica Cerutti, oltre che per quelli per i quali già in chiusura di indagini si era deciso di non procedere. Cota è accusato di peculato.

L’inchiesta - chiamata "rimborsopoli" - è stata coordinata dai pm Giancarlo Avenati Bassi, Enrica Gabetta e dall’aggiunto Andrea Beconi. Gli atti sono stati mandati al gip che valuterà le richieste dei pm e fisserà la data dell’udienza preliminare. Riguarda le spese sostenute con i fondi dei gruppi consiliari regionali. Iniziata nel 2012, ha coinvolto 56 consiglieri. Peculato, truffa e finanziamenti illecito ai partiti i reati ipotizzati a vario titolo dagli inquirenti. Le contestazioni più gravi nei confronti di 43 consiglieri regionali, raggiunti nei mesi scorsi dagli avvisi di chiusura indagini.

Cota respinge ogni accusa al mittente e proclama la propria innocenza: "Riaffermo la correttezza delle mie azioni e la limpidezza delle mie intenzioni, farò valere le mie ragioni con forza ed in ogni sede". Il governatore ribadisce la sua "totale estraneità a interessi di carattere economico".

Voto annullato, motivazioni del Tar

L’esito del voto del 2010 è stato falsato e i giudici del Tar mettono nero su bianco le motivazioni: la presenza di quella lista - che raccolse 27 mila preferenze, di cui ne sono state contestate 15 mila - è stata macchiata da una "nullità insanabile", la falsità delle firme di accettazione delle candidature: e la sua comparsa sulla scheda ha "invalidato e travolto tutto il procedimento elettorale, che va quindi rinnovato". Mentre il centrosinistra scalda i motori in vista del voto anticipato (con l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino pronto a scendere in campo), i legali del governatore e del centrodestra hanno tempo fino al 30 gennaio per ricorrere al Consiglio di Stato e chiedere di sospendere gli effetti del provvedimento.

Di sicuro il governatore Roberto Cota non getta la spugna: "Questa sentenza - dice - rafforza ancora di più il pensiero che ho già espresso e cioè la necessità del ricorso. Siamo infatti in un sistema che ormai è completamente fuori controllo"

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