Sempre in bilico fra sociologia e semiologia, gusto, idee e arte, lo stile italiano ha trovato ieri la quadra nella collezione di Ermanno Scervino che è riuscito nella difficile impresa di far vivere un modo di vestire praticato e praticabile, non un'astratta teoria. E nella nuova contaminazione fra tailoring e sportswear, lo stilista toscano ha impresso l'estro di chi sa trasgredire la regola per aggiornarla. Ecco perché quando nell'uscita finale i bellissimi giovanotti si sono coperti di lussuose giacche da camera kimono di seta nera a pois bianchi e hanno calzato pantofole di velluto ricamate, un moto di gratitudine s'è alzato da parte del pubblico femminile, e non solo. «Un dandy metropolitano che indossa la felpa, ama i tessuti trattati persino con il gesso, non rinuncia all'informalità evoluta ma non trascura mai i codici del bel vestire all'italiana» spiegava il designer dopo aver presentato magnifici nuovi parka in croccante canvas illuminati da interni in colori fluo', dal lime al bluette, dall'arancio al verde. Pezzi usciti dal futuro che si sovrapponevano come gusci a camicie di seta e maglie a intarsio e a pantaloni di perfetto taglio sartoriale. I completi più formali erano scossi da ricami, pied-de-poule e micro Vichy. Dettagli irresistibili: cravatte e papillon a micro pois bianco e nero. Un uomo a regola d'arte come del resto hanno tenuto a sottolineare Dean e Dan Caten nella loro collezione DSquared2: «Un omaggio all'energia della Pop Art, alla Factory di Andy Warhol che negli anni Sessanta muoveva la scena della Grande Mela» dicevano gli stilisti parlando di quell'ombelico del mondo al quinto piano della 231 East 47th Street, Midtown Manhattan. Una fucina d'idee che tradotte in moda significava colore e fantasia, dal camouflage fluorescente ai gatti di vernice, scimmiette e mostriciattoli stampati, ricamati e termosaldati su camicie, pantaloncini e felpe di spugna, trench. La voglia di colorare il mondo invadeva persino la pelle tagliata al vivo e doppiata con tessuto da muta subacquea utilizzata sia per rigorosi cappottini sia nei nuovi bermuda fluo'. Insomma l'arte è vita «strumento da usare per combattere l'apatia intellettuale» incalzavano gli stilisti Maurizio Modica e Pierfrancesco Gigliotti, in arte Frankie Morello, presentando una collezione provocatoria dove la scritta «make art, not war» era solo il punto di partenza per arrivare all'immagine del David di Michelangelo spezzata in una serie di specchietti di plexiglass applicati sulla giacca o scomposta come per altre celebri statue italiane per essere accostata a macro stampe. Un invito a ripartire dal nuovo che per i due stilisti ha a che fare da una parte con gli interventi pittorici e dall'altra con la ricerca di volumi boxy e materiali consistenti, di soluzioni inedite nelle T-shirt di gabardine e nell'uso di materiali esclusivi come le reti e il cotone accoppiato. Interessante la nuova divisa che piacerà soprattutto ai giovani: un parka-mantella aperto da zip laterali su pantalone nello stesso tessuto, illuminata da tocchi di arancio e di blu e da stampe tie-dye.
«Le nostre vibrazioni artistiche sono armoniose» sembravano dire da Jil Sander presentando una stampa geometrica ispirata a movimenti musicali e una bella declinazione di proposte formali con eleganti riferimenti allo sportswear. Singolari fasce elastiche erano applicate sulla vita dei pantaloni per estenderne la vestibilità mentre una ritmica rilassata connotava sottilissime maglie e giacche decostruite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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