Sel a un passo dall'implosione: in 10 pronti a lasciare Vendola

Vendola cerca di ricucire lo strappo interno. Ma la spaccatura è definitiva: Migliore, Fava, Di Salvo e Piazzoni si dimettono. E il Pd fa già scouting

Nichi Vendola e Gennaro Migliore
Nichi Vendola e Gennaro Migliore

Il decreto Irpef ha solo scoperchiato il "vaso di Pandora". E precipitato il Sel a un passo dall'implosione. Mai come oggi, infatti, le due ali del partito - una "migliorista", l’altra "vendoliana" - sono sembrate più distanti, sfociando nelle dimissioni dell'ex capogruppo alla Camera Gennaro Migliore, del vicepresidente della commissione Antimafia Claudio Fava e delle deputate Titti Di Salvo e Ileana Piazzoni. Una bufera che non lascia indifferente il Pd. "È possibile allargare la maggioranza ma dal Pd non c’è alcuna caccia ai deputati", dice ai suoi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio.

Durante l'infuocata riunione di ieri sarebbe stato un sms di Nichi Vendola ad accendere la miccia finale. Al capogruppo Migliore arriva l’indicazione da adottare sul voto sul dl Irpef, quella dell’astensione. Migliore, sostenitore di un avvicinamento a Matteo Renzi, non ci sta. E annuncia le dimissioni. La riunione termina con 17 voti favorevoli alla mozione Migliore e 15 contrari, fedeli alla linea del coordinatore Nicola Fratoianni. Tanto che, a Montecitorio, tutto il gruppo eccetto Giulio Marcon e Nicola Airaudo, si adegua e vota a favore. Ma l’incendio ormai è divampato. In una riunione successiva al voto, Vendola, giunto di gran carriera a Roma, accetta le dimissioni del capogruppo. "Un gesto responsabile - afferma - segno della consapevolezza di Migliore di non essere riuscito a tenere unito il gruppo". Poi, lo sfogo: "La differenza tra essere renziani e non renziani è quella che passa tra combattere ed arrendersi. Sel, nonostante il fascino dei vincitori, non può dichiararsi filo-renziana".

"Quella di Sel è una comunità ferita - commenta Vendola - ma è uno sbandamento pensare di andare a sostenere l’area di governo". Nonostante i tentativi di tenere unito il partito, la diaspora non può che consumarsi sotto i suoi stessi occhi. "Si è interrotto il reciproco rapporto di fiducia", tuona Migliore sbattendo la porta in faccia Vendola. Ieri sera l’ex capogruppo ha incontrato il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, e Francesco Bonifazi, tesoriere dem. Non dovrebbe, tuttavia, migrare in quel del Nazareno. Almeno non per il momento. L'addio di Migliore potrebbe provocare un effetto domino. A Montecitorio si parla di 10-13 parlamentari pronti a seguirlo. Un vero e proprio smottamento contando che i deputati di Sel, al netto dei due passati al Pd, sono 34. Per questo altrettanto duramente risuona l'addio di Fava che, pur parlando di "scelta dolorosa e inderogabile", accusa apertamente il governatore della Puglia di essersi "allontanato dal suo progetto originario".

Progetto a cui potrebbero voltare le spalle anche altri deputati. E gli sherpa piddini sono già in giro a fare scouting. Tanto che ai suoi Renzi ci tiene a far sapere: "Chi guarda al Pd troverà un partito aperto".

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