Voto di scambio, ok in Senato tra le proteste dei grillini

Approvato il ddl sul voto di scambio politico-mafioso. Espulsi due senatori M5S, seduta sospesa dopo i cori e i cartelli degli stellati

Le contestazioni grilline in Senato
Le contestazioni grilline in Senato

In Senato riprende la discussione sul ddl sul voto di scambio politico-mafioso. Il provvidemento è stato approvato, nonostante le puntuali proteste, che non di rado sfociano in vere e proprie bagarre, del M5S.

Prosegue l'ostruzionismo dei pentastellati, che tentano in ogni modo di ritardare l'approvazione del disegno di legge: in apertura di seduta il capogruppo grillino al Senato, Maurizio Buccarella, aveva chiesto - senza successo - l'inversione del calendario dei lavori. Fallito questo primo obiettivo, i senatori M5S ci hanno riprovato chiedendo una sospensione di cinque minuti e la convocazione di una riunione dei capigruppo, negata perché non richiesta da tutti i rappresentanti dei partiti.

Quindi hanno intonato dei cori in Aula, venendo redarguiti dal presidente Pietro Grasso, che ha ribadito secco: "Qui le decisioni le prendo io". Nel frattempo, una volta contingentati i tempi del dibattito, non è stato approvato nessuno degli emendamenti avanzati e il ddl non ha subito alcuna modifica rispetto al testo licenziato dalla Camera.

Le contestazioni grilline si sono protratte anche durante le dichiarazioni di voto, quando il presidente dell'Aula è stato duramente criticato per non aver rivisto la decisione dei capigruppo di porre un limite al numero di interventi durante la discussione degli emendamenti. Grasso ha anche espulso gli onorevoli grillini Vincenzo Santangelo e Alberto Airola per gli schiamazzi prolungati durante le dichiarazioni di voto: "Se le dico di tacere, deve tacere", ha urlato Grasso all'indirizzo dei due parlamentari stellati.

Il socialista Lucio Barani ha addirittura proposto l'esame del capello per chi urlava: "Non vorrei che si urlasse non per motivi politici ma perché circolano sostanze tossiche", ha chiosato ironico Barani. Che poi, però, ha proseguito ricordando come alla Camera il provvedimento fosse stato approvato all'unanimità: "Non credo che il gruppo M5S alla Camera fosse mafioso", ha concluso sarcastico.

Particolarmente duro l'intervento del senatore Michele Giarrusso, dell'M5S, che ha attaccato Berlusconi "che si era messo in casa uno come Mangano" e Dell'Utri "che lo aiutava e ora fa il latitante a Beirut". "Ci si scandalizza per i nostri modi e i nostri termini e non ci si scandalizzava a sedersi accanto ad uno come Andreotti che andava in Sicilia a dare ordini alla mafia", ha aggiunto. In seguito Grasso è stato costretto a sospendere la seduta a causa delle continue interruzioni, dei cartelli esposti dai grillini e dai ripetuti cori di "fuori la mafia dallo Stato".

Tra l'altro, i senatori stellati hanno esibito cartelli con Berlusconi e Renzi ritratti con la coppola siciliana e foto del Presidente della Repubblica. Critiche all'ostruzionismo grillino sono arrivate da quasi tutte le principali forze politiche.

In quarta lettura, il Senato ha approvato il ddl con 191 sì, 32 no e 18 astenuti: il provvedimento stabilisce una pena detentiva da quattro a dieci anni per "

538em;">chiunque accetta la promessa di procurare voti di cui al terzo comma dell'articolo 416-bis in cambio dell'erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità". Il senatore M5S Bruno Marton, in dissenso con il proprio gruppo, non ha partecipato alla votazione.

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